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Galeno. Curiosità sul famoso medico dell’antichità (parte II)

La seconda parte di questa storia fuori dall’ordinario

Nel 166 Galeno abbandonò precipitosamente la Capitale dell’Impero, forse per la paura di una congiura da parte dei suoi rivali oppure per il manifestarsi a Roma della prima grande epidemia di peste (o forse di vaiolo), detta peste antonina o peste di Galeno. Essa, secondo una leggenda, sarebbe stata attribuita a un intervento delle potenze divine in seguito al furto, da parte di un soldato romano, di un prezioso cofanetto dal tempio di Seleucia, nei pressi dell’attuale Baghdad. Galeno fu poi richiamato, nel 168, da una lettera di Marco Aurelio e partecipò a una campagna militare con l’imperatore, con il quale conversava spesso di filosofia. Trascorse l’inverno presso l’esercito, su cui infieriva l’epidemia, ma riuscì a convincere l’imperatore a consentirgli di tornare a Roma raccontandogli che tale era la volontà del dio Asclepio, apparsogli in sogno. Grazie alla stima dell’imperatore, Galeno riuscì ad avere molti pazienti importanti che, secondo quanto scrive lui stesso, in caso di malattie curabili riusciva sempre a guarire in modo definitivo.

Lasciò molte testimonianze scritte. Sembra che per prendere nota dei suoi lavori medici impiegasse 20 scrivani. Fu un medico attento, sia agli aspetti fisici che a quelli psichici della malattia. A una giovane donna che si sentiva debole e nervosa ogni volta che un giovane ballerino si esibiva in città, diagnosticò un caso di “malattia d’amore”. Secondo la Suda, un’enciclopedia storica del X secolo scritta in greco bizantino riguardante l’antico mondo mediterraneo, Galeno sarebbe morto intorno all’anno 200, mentre per il Tarikh al Hukam, scritto nel 1249 da Al-Qifti, uno storiografo arabo, il medico sarebbe deceduto nel 216 in Sicilia.

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Leggi la prima parte della storia

Massimiliano Liverotti