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Gli antichi luoghi dell’oratoria e delle elezioni

Appena da tre mesi si sono concluse le elezioni regionali del Lazio per decidere chi sarebbero stati il Presidente e l’intero Consiglio della nostra Regione.

Ormai le campagne elettorali spingono molto la propaganda dei loro candidati sui social e sulle piattaforme online, anche se il cartaceo ha ancora il suo potere informativo e propagandistico.

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I politici attuali, soprattutto negli ultimi 15 anni, con l’avvento del movimento politico legato a Beppe Grillo, provengono dai più disparati settori professionali o da diverse estrazioni sociali e culturali rispetto alla classe politica dello scorso secolo.

Nel periodo più antico della nostra storia, come molti sapranno, la classe dirigente era formata quasi esclusivamente da aristocratici, anche conosciuti come patrizi, che erano i senatori e che formavano un grande concilio che si occupava di prendere decisioni sociali, militari e religiose. In epoca imperiale invece era una specie di organo di controllo e di opposizione politica alla figura dell’Imperatore.

In epoca repubblicana a governare Roma erano due consoli, scelti tra i cittadini romani che avevano fatto esperienza e carriera militare e che avessero compiuto almeno 42 anni. Per affrontare queste elezioni bisognava disporre di grandi finanze, di un allargato giro di conoscenze tra i rappresentanti dei cittadini e tra i grandi nomi del panorama imprenditoriale e politico della città, ma anche fuori dall’Urbe ed entro i confini repubblicani. La campagna elettorale si svolgeva diversi mesi prima dell’investitura della nuova consiliatura, e questa campagna vedeva realizzata una propaganda verticale: scritte, manifestazione di interesse verso un candidato e consigli di voto direttamente sui muri della città. Si trovano spesso iscrizioni che iniziano per “oro vos faciatis” cioè “vi prego di eleggere” oppure “dignum rei publicae” che tradotto significa “degno della pubblica amministrazione”, accompagnate dalla descrizione dei punti di forza del candidato console (Pompei è stata una fonte preziosa per questa testimonianza storica e archeologica).

Innanzi tutto i candidati dovevano presentarsi a un consiglio che approvava e pubblicava i loro nomi sulle pareti della città, poi questi andavano presso antichi luoghi, come il thermopolium di via Diana del III secolo d.C. ad Ostia antica, e alle terme a decantare della loro persona e dei loro programmi per gestire l’Urbe. Finalmente arrivava il momento delle votazioni: durante i giorni dei comitia centuriata plebei e patrizi potevano eleggere i futuri consoli. É da specificare che il voto finale era dato dal voto singolo di ogni centuria che raggruppava i cittadini per reddito, quindi per elevazione sociale e professionale.

Infine i due consoli eletti recitavano il gratiarum actio, ovvero un discorso di inizio mandato in cui si celebravano gli dei ed il popolo, divenuto poi un panegirico in epoca imperiale come ringraziamento all’imperatore. Questi discorsi erano una vera e propria dimostrazione di arte oratoria che trovava sempre la sua massima espressione nel Foro. Il Foro romano, appunto, oggi visibile passando su Via dei Fori Imperiali, era il cuore pulsante della vita politica e commerciale romana, ed in parte di quella sociale. Il Foro originariamente era una depressione paludosa tra Campidoglio e Palatino che è stata bonificata grazie alla condotta fognaria chiamata Cloaca Maxima, che permise la pavimentazione in terra battuta di quest’avvallamento. Tra i primi edifici eretti ci furono la residenza dei primi Re di Roma in un lato meridionale dello spiazzo in terra battuta, nel lato opposto, quello settentrionale, era il Comizio edificio dove si svolgevano le assemblee cittadine; fino al termine dell’epoca regia dei sette Re di Roma il restante spazio fu occupato da case e ville dei nobili e dei religiosi di questo nucleo di fondazione della cultura romana. Dal 509 a.C. in poi furono eretti i rostra, cioé le tribune dei magistrati e tutta una serie di statue di personaggi politicamente illustri che abbellivano lo spazio del Foro. In sequenza cronologica, dal III al I secolo a.C., furono importanti la costruzione del Macellum, dove si vendeva la carne, della Basilica Iulia, che era il luogo del tribunale civile, e del Tabularium, ovvero l’archivio dello Stato repubblicano romano. Man mano che i decenni avanzavano la piazza si riempì di templi in onore di divinità arcaiche e di edifici per scopi politici.

Con la bella stagione non resta che andare lungo via dei Fori Imperiali e quindi godersi la vista dei resti di questi edifici antichi che posero le basi della democrazia.

Veronica Loscrì