
Quella tra Roma e il cinema è sempre stata una bellissima storia d’amore. I grandi attori e le venerate attrici, i colossal, il tempio di Cinecittà, ma tanta parte nella creazione di questo mito l’hanno certamente avuta le sale cinematografiche della città. Oggi il comparto è in difficoltà, lo sappiamo benissimo. L’arrivo delle piattaforme di streaming, lo stop forzato dovuto al covid con il conseguente repentino cambio di abitudini e i costi sempre più alti di gestione hanno fatto sì che diverse strutture chiudessero i battenti, andando a contribuire alla diminuzione e redistribuzione dei cinema in città. Vediamo la storia.
Le prime proiezioni a Roma non venivano realizzate in grandi spazi, erano invece destinate a fare da corollario a spettacoli di varietà o a concerti, spesso destinati alle classi più abbienti, ma molto apprezzate anche dal resto dei cittadini, soprattutto in occasione di spettacoli di maghi o giocolieri.
La prima vera proiezione ricordata avvenne l’11 marzo del 1896 in via del Mortaro, nello studio del fotografo Le Lieure. Una proiezione per pochi benestanti preceduta da una campagna pubblicitaria importante sulla stampa romana. Vennero proiettate delle immagini di un boulevard parigino con il passaggio di pedoni e carrozze, oltre al numero di un giocoliere e alcune scene girate in uno stabilimento balneare. Infine venne proiettato un segmento di un treno in corsa lanciato verso la platea che suscitò l’ilarità dei presenti. Il tutto al costo di 50 centesimi.
Per poter ammirare una vera e propria sala di proiezione, un cinematografo, bisognerà però aspettare il 1899, con la sala allestita negli spazi di Palazzo Ruspoli, tra via del Corso e Piazza in Lucina. Spesso queste prime sale venivano realizzate da fotografi di professione. Questo perché le loro conoscenze tecniche li avvicinavano moltissimo al lavoro di proiezione, ed erano quindi perfettamente in grado di realizzare cinematografi ben funzionanti. Un esempio a Roma sono quelle aperte dai fotografi Felicetti e Cocanari. Furono realizzate da loro le sale “Il Salone Fin de Siècle” (abbattuto per far spazio a via del Parlamento) e la “Sala Iride” in via di Pietra. In questa sala pare sia stato proiettato un filmato della caduta di un muraglione del Tevere nei pressi di Ponte Garibaldi. Per un errore del proiezionista la pellicola venne montata in senso inverso, così gli spettatori poterono assistere alla magia della ricomposizione della struttura muraria.
Nel 1904 ci fu il momento della fondazione del Cinematografo Moderno, sotto i portici dell’Esedra, da parte di Filoteo Alberini, una figura importantissima per il cinema e i cinema di Roma. Alberini, oltre ad essere il proprietario di diverse sale in città, è stato anche regista, produttore, distributore e fondatore di uno stabilimento cinematografico. Nel 1905 girò “La presa di Roma” che rievocava la breccia di Porta Pia e l’assalto dei Bersaglieri del 1870. Venne proiettato pubblicamente grazie ad un telone innalzato sulla Porta Nomentana, prima di entrare nella programmazione del cinema Moderno. Questo nel 1907 si sposterà di qualche numero civico in una nuova sala realizzata per contenere circa 300 persone più il palco reale.
Tra il 1908 e il 1909 la crisi industriale iniziò a farsi sentire e anche alcune sale di Roma ne fecero le spese. Lo stesso Moderno chiuse i battenti, per riaprire poi nel 1913 con il nome di Modernissimo a piazza S. Marcello. In ogni caso diverse sale cambiarono la loro connotazione, tornando ad alternare le proiezioni con il varietà o i concerti, creando non pochi attriti con i gestori dei teatri romani che lamentavano una differenza sostanziale nella tassazione delle differenti categorie. Tra queste sale c’è da ricordare il “Morgana”, che poi diventerà il “Brancaccio”, e il “Politeama Margherita”, poi Jovinelli, immortalato nella sua veste originale nel film “Roma” di Fellini.
Poi arrivò il periodo bellico e subito dopo i due conflitti mondiali alcune delle vecchie sale vennero restaurate e rimodernate, mentre nel 1948 venne inaugurato il “Metropolitan” in via del Corso. Questo cinema andrà a sostituire la vecchia sala “Gloria”, conosciuta soprattutto per essere il ritrovo di molti innamorati in cerca di intimità. Poi nacque “L’Olympia” in via in Lucina, che negli anni ’60 e ’70, con il nome di “Nuovo Olympia”, si specializzò sui film d’essai, divenendo un ritrovo di intellettuali, universitari e “alternativi”. In quel periodo il numero di sale cinematografiche a Roma era altissimo. Gli esperti del settore ne contano circa 250. Si tratta di un numero incredibile, soprattutto se pensiamo che al momento in cui scriviamo nella Capitale i cinema sono diventati 48 (anche se le sale in essi contenuti arrivano a un totale di 265).
Leonardo Mancini