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La fucina di Trastevere: lo scudo di Achille di Alessandro Romano al Palazzo del Quirinale

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Acquisito per la Galleria Nazionale d’Arte Moderna di Roma ed esposto al Palazzo del Quirinale, lo Scudo di Achille è uno dei massimi capolavori dell’artista Alessandro Romano, scultore trasteverino di fama internazionale tra i più significativi del nostro tempo. L’opera, frutto di un lavoro “matto e disperatissimo”, segue un importante viaggio, un pellegrinaggio nell’Ellade antica e nella Magna Grecia. Precedentemente il maestro aveva pensato alla realizzazione di un altro scudo, quello di Enea: aveva infatti da poco assunto il nome d’arte di “Romano,” e l’eroe virgiliano si presentava in diretto rapporto con la tradizione capitolina antica; ma il contatto con le opere elleniche e la lezione di Fidia avvicinano maggiormente l’artista alla classicità omerica.

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Inizia così l’ideazione e la realizzazione di una scultura che è anzitutto la concretizzazione della prima ekphrasis (descrizione letteraria di un’opera d’arte) di cui abbiamo testimonianza. Il lavoro parte proprio dai versi dell’Iliade: Teti, madre di Achille, fa forgiare da Efesto nuove armi per il figlio; il dio scolpisce così sullo scudo una fedele rappresentazione della società del tempo, in cui le varie fasi della vita si dispiegano come una fluida narrazione attraverso la raffigurazione di banchetti nuziali, liti in piazza, guerre ed agguati. Nella parte più esterna, poi, sono rappresentati Terra, mare e cielo, e tutt’intorno il fiume Oceano, che ai tempi di Omero si pensava circondasse la terra. Come Efesto, dio del fuoco che crea e plasma la preziosa armatura, Alessandro Romano produce nella sua fucina il suo capolavoro, meravigliosamente fedele all’originale letterario, ma carico di quella forza che solo la modernità consapevole, che ha ormai ben metabolizzato il passato, può sprigionare. Come ha detto Francesco Sisinni “un’opera, questa, cui resta affidato un altissimo messaggio: avverso al fato dell’annunciata, inesorabile morte sta la certezza che il Bello non può morire”. Straordinaria, in questo senso, l’Allegoria della morte, inserita nella composizione dello Scudo d’Achille ma anche opera a se stante presente nello studio di Trastevere del maestro (dove si conserva anche l’originale in terracotta dello scudo): due leoni attaccano un toro che cade, morente. Una scultura, un oggetto di bronzo (statico per definizione) che è nel contempo salto, agguato, caduta, lotta e violenza di animali; una rappresentazione della morte ottenuta tramite l’esaltazione dell’energia vitale, dell’impeto di sopraffazione dei leoni e dell’istinto a sopravvivere del toro. Questo approdo alla mitologia è stato il primo avvicinamento di Alessandro Romano al “Sacro”, ed oggi si estende alla realizzazione di importanti commissioni di arte Sacra Cristiana che, come ha dichiarato il maestro stesso, è “la forma più alta di arte che l’uomo possa raggiungere”: dal 2004 ha infatti iniziato uno straordinario progetto che ha previsto la realizzazione di quattro monumentali sculture in marmo bianco di Carrara inserite nelle michelangiolesche nicchie esterne della Basilica di San Pietro… e chissà quale altro capolavoro sta nascendo ora nella fucina del nostro artista!

 

Alessia Casciardi
Urloweb.com