La chiesa dei Santi Vito e Modesto si trova in via Carlo Alberto, addossata all’Arco di Gallieno. Fu edificata nel 1477 da Sisto IV, sopra antichi ruderi romani al posto di una piccola chiesa medievale. All’interno, dietro una grata antica posizionata nella navata destra, si trova un cippo marmoreo incastrato nel muro.
La stele funeraria, con tanto di epigrafe, fu realizzata per ricordare Elio Terzio Causidico, cittadino di Piacenza che si era meritato l’onore di una statua che lo raffigurava seduto. Nel medioevo era conosciuta con il nome di “pietra scellerata” in quanto si credeva erroneamente che su di essa fossero stati torturati e uccisi moltissimi martiri nel periodo delle persecuzioni cristiane.
L’origine della leggenda è da ricercare nel fatto che in quel luogo anticamente si trovava il “Macellum Liviae”. La parola “macellum”, che significava semplicemente mercato, fu utilizzata nel medioevo per intendere il “mattatoio”.
Il titolo di “Diaconia Sancti Viti in Macello” fece sorgere nell’immaginario popolare le visioni nefaste che diedero alla pietra una fama ingiusta, oggi tramontata.
Ci fu anche chi, anticamente, credette che la raschiatura del marmo salvasse da numerosi mali, per questo motivo oggi la pietra appare raschiata in tutta la sua superficie. In particolare le persone morse dai cani rabbiosi erano solite recarsi presso questa chiesa. Sembra che nel 1620 vi abbia ottenuto la grazia don Federico Colonna duca di Paliano che, in seguito, fece restaurare l’edificio a sue spese.
Secondo antiche fonti, originariamente, il cippo sarebbe stato sistemato su due pezzi di colonna.
Massimiliano Liverotti