Qualche tempo fa mi sono imbattuto in un vecchio saggio di Cesare Falessi, giornalista che si è sempre occupato di aviazione e che fondò nel 1957 l’Unione giornalisti aeronautici italiani (oggi aerospaziali). Il volumetto in questione ripercorre alcuni eventi principali della storia del volo a Roma ed è da questa fonte che partiamo per raccontare tre storie legate alla Capitale e al mondo del volo.
La prima di queste arriva da oltralpe e risale al 1804, anno in cui, il 2 dicembre, ci fu l’incoronazione a Parigi di Napoleone Bonaparte, evento al quale era presente persino Papa Pio VII giunto da Roma. Appena due settimane dopo, sempre nell’ambito dei festeggiamenti, l’allestitore André-Jacques Garnerin realizzò un pallone aerostatico in seta ripieno d’idrogeno, adornato con l’aquila imperiale, un certificato di paternità dell’opera e una ricompensa di 300 franchi per chi l’avesse ritrovato. Il pallone venne innalzato il 25 frimaio (16 dicembre) ma venne immediatamente sospinto via dai cieli di Parigi da una poderosa raffica di vento. L’incidente venne anche analizzato dai commentatori dell’epoca come un bruttissimo presagio per l’Imperatore. Ventidue ore e 1.400 km dopo, il pallone venne avvistato sul cielo di Roma: perdendo quota impattò sulla via Cassia contro il monumento che a quel tempo veniva identificato come la tomba di Nerone perdendo l’aquila. Sospinto nuovamente dal vento cadde nelle acque del lago di Bracciano, a poca distanza dalla riva davanti ad Anguillara. Si trattava allora di territorio pontificio, così per oltre 170 anni venne conservato in Vaticano. Nel 1978 poi, Papa Pio VI (anche lui legato alla storia del volo, in quanto primo Pontefice ad aver volato su un velivolo dell’aeronautica militare) lo donò al Museo Storico dell’Aeronautica Militare di Vigna di Valle, che tutt’ora lo esibisce nell’atrio come il “più antico cimelio aeronautico del mondo”.
Il primo aeroplano che volò in Italia fu ancora una volta francese e venne pilotato da Léon Delagrange nel 1908. Un affascinante trentacinquenne con la fama di dongiovanni, che a Roma fece precedere la sua esibizione da un battage pubblicitario con manifesti e volantini con la scritta “Delagrange Volerà!”. Una spacconeria (legata ad accordi commerciali con i produttori del suo velivolo) che non passò inosservata. Così, quando il 24 maggio a Piazza d’Armi (oggi Piazza Mazzini) Delagrange non riuscì a sollevare il velivolo se non di qualche centimetro, si guadagnò l’attenzione del cantastorie Sor Capanna, che ricorda come la folla era arrivata “chi cor tranve, chi cor legno pe’ vedé volà ‘sto fregno”, e del poeta Trilussa, che ribatte raccontando come “pieno de boria s’arzò quanto un mazzetto de cicoria”. Delagrange nei giorni successivi riuscì comunque ad alzarsi di qualche metro e poi volò effettivamente a Torino e Milano, ma ormai per l’umorismo romano il danno era fatto.
Un anno dopo uno dei fratelli Wright (Wilbur) con il suo Flyer volò nei cieli di Roma. È legata a questo evento la nascita dell’aeroporto a Centocelle, un pratone preso in affitto dal Ministero dalla famiglia Macchi proprio per accogliere Wright e il suo velivolo protetto da una baracca di legno. L’appuntamento per questo volo era stato fissato il 14 aprile e in quella mattinata la via Casilina era piena di carrozze, automobili e biciclette dirette a Centocelle, ma Wilbur, dopo aver guardato il cielo, decise che non avrebbe volato. Tutto rimandato al giorno dopo. Il 15 finalmente si alzò in volo e continuò per 11 giorni, effettuando 67 decolli anche con passeggeri. Tra loro diverse personalità come Sydney Sonnino e i principi Scipione Borghese e Filippo Doria. Non mancarono le donne in questo evento, infatti volarono con Wilbur anche la contessa Mary Macchi, la prima donna italiana a volare su un velivolo. Altro primato va al sottotenente di vascello Calderara che, nel settembre di quell’anno (dopo aver volato con Wright), acquisirà il brevetto da pilota, il numero 1 in Italia, facendo di lui il primo pilota italiano riconosciuto ufficialmente. Sarà poi lui ad avere il primo incidente di volo, sempre a Centocelle il 6 maggio del 1909, e a sorvolare per la prima volta Roma il 14 settembre del 1910.
Leonardo Mancini