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Le origini mitologiche delle corse dei carri

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Le origini delle corse dei carri, che erano tra gli spettacoli sportivi più amati dai Romani, sarebbero da ricercare nella mitologia greca e, più esattamente, nel personaggio di Pelope, figlio di Tantalo e di Dione.

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In tempi di carestia, Tantalo, fa tagliare a pezzi suo figlio Pelope, ancora fanciullo, per offrirlo agli dei, i quali però, riconoscendo in quelle carni Pelope, lo risparmiano. Soltanto Demetra, ignara, ne mangia una spalla. Le altre divinità, con l’aiuto di Hermes, ricostruiscono il corpo del giovane ed al posto della spalla vi mettono una riproduzione in avorio.
Una volta resuscitato Pelope diventa il coppiere di Poseidone ma la divinità scopre che suo padre Tantalo sfrutta il giovane per rubare nettare ed ambrosia da distribuire ai mortali così invia Pelope sulla terra per mezzo di due cavalli alati, senza privarlo della protezione divina. Il ragazzo, dopo avere lasciato l’Asia Minore, giunge in Grecia e si presenta a Enomao, re di Pisa nell’Elide, per chiedergli in moglie la bella figlia Ippodamia.
Secondo un oracolo però Enomao sarà ucciso da un genero, pertanto tutti coloro che aspirano a sposare sua figlia sono sfidati dal re nella corsa con i carri lungo l’istmo di Corinto. Il sovrano elimina poi a tradimento i suoi avversari nel corso della gara.
Ippodamia, sentendosi attratta dal giovane, convince Mirtilo, l’auriga di Enomao, a sostituire una parte del carro del padre con della cera. Durante la corsa, la cera si scioglie. Il cocchio perde una ruota e si rovescia, trascinando a terra Enomao che muore. Un’altra versione racconta che ad uccidere Enomao fosse stato invece Pelope.
La tradizione inoltre attribuisce a Pelope l’istituzione dei giochi olimpici, forse celebrati per la prima volta in memoria di Enomao.
Lo scrittore greco Pausania (110 – 180) afferma che nel 68 a.C. a Olimpia si svolse la prima gara di quadrighe. Da Pelope deriva anche il nome del Peloponneso, una regione della Grecia meridionale.

Massimiliano Liverotti