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Le visite diplomatiche al tempo del fascismo avevano tutta un’altra “facciata”

Nelle ultime settimane la tensione tra Ucraina, Russia e le altre potenze europee e internazionali è aumentata, soprattutto dopo il massacro della città di Bucha.

In questa tremenda situazione l’Italia, che è entrata sul piano dei negoziati a favore dell’Ucraina, secondo i Russi non si è presentata al meglio delle proprie capacità diplomatiche. Quando il Ministro degli Esteri italiano Luigi di Maio ha affermato: “Riteniamo tuttavia che non possano esserci nuovi incontri bilaterali con i vertici russi finché non ci saranno segnali di allentamento della tensione, linea adottata nelle ultime ore anche dai nostri alleati e partner europei”. Il ministro di Mosca Lavrov ha dichiarato: “È una strana idea della diplomazia. Questa è stata inventata proprio per risolvere situazioni di conflitto e di tensione, non per fare viaggi a vuoto in giro per le nazioni o per assaggiare piatti esotici a ricevimenti di gala”.

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Al netto delle impressioni politiche attuali, possiamo dire che l’Italia antica è considerata tra i paesi dalle alte capacità diplomatiche, usate in campo militare per facilitare l’annessione dei popoli considerati barbari.

Vediamo come si sviluppa la diplomazia nella seconda guerra mondiale, mettendo a fuoco la visita di Hitler a Roma nel maggio del 1938. Mussolini, come gli antichi senatori o imperatori romani, accolse al meglio il proprio ospite che, da lì a pochi mesi, diventò alleato.

Il treno su cui salì Hitler attraversò Firenze che, proprio come Roma, venne modernizzata ed abbellita. Vennero fatti molti lavori per le strade, partirono diversi progetti di trasformazione e riqualificazione degli edifici cittadini e di diverse zone della Capitale. Per esempio venne sistemata ed inaugurata la stazione Roma Ostiense, ancora oggi tra le più importanti della città: in questa stazione Hitler venne accolto da Vittorio Emanuele II, all’epoca il re, Mussolini e Galeazzo Ciano, Ministro degli Affari Esteri. La stazione ha un gusto classico che si riassume in strutture simmetriche e di grande respiro; frequentemente gli edifici di architettura fascista sono molto squadrati e ammorbiditi solo da colonne o aperture ad arco e tutto è rigorosamente bianco. In uno dei porticati della stazione, sui due lati corti, si contrappongono due pannelli decorativi enormi del pittore Rufa che rappresentano la personificazione sia dell’Italia fascista che della Germania nazista.

Fu scelta questa stazione per l’arrivo del cancelliere tedesco, dato che la stazione Roma Termini non era ancora terminata. Quando si poté impiegare la trazione elettrica per le ferrovie, Mussolini decise infatti di iniziare i lavori a Termini: venne installata l’illuminazione interna e per i locali, e la facciata dell’architetto Bianchi, che aveva poco più di 60 anni, venne demolita a favore del progetto dell ́ingegnere delle Ferrovie di Stato, Mazzoni del Grande. A causa dell’inasprimento della guerra, la facciata della stazione Roma Termini non fu terminata e, nel dopoguerra, si optò per un nuovo progetto degli architetti Vitellozzi, Montuori e Calini. La visita di Adolf Hitler durò due giorni pieni: il 4 maggio, il giorno dopo il suo arrivo, Hitler e Mussolini visitarono le tombe dei Savoia al Pantheon, la zona di Centocelle, dove alcuni Balilla sfilarono in manifestazione militare, e la Basilica di Massenzio per salutare la comunità tedesca di Roma.

Per la notte il Fuhrer venne ospitato nella residenza reale, il Quirinale, anch’esso tirato a lucido per ospitare il tedesco nelle sue ampie stanze. Il viaggio del cancelliere continuò verso Napoli, anticipando una seconda sosta a Roma nel viaggio di ritorno.

Veronica Loscrì