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L’enigma dei ritrovamenti sulle sponde del Tevere

Recentemente, sulle sponde del Tevere, sono stati rinvenuti marmi pregiati e tombe del IV secolo dopo Cristo, presso Ponte Milvio ed esattamente nella piccola discesa di via Capoprati.
I tecnici dell’Acea, mentre erano impegnati nella posa di alcuni cavi, hanno rinvenuto i reperti archeologici e hanno provveduto immediatamente a segnalare il ritrovamento alla Soprintendenza.
Si tratta di quattro ambienti più un’area sepolcrale dove sono visibili anfore e resti umani.
Sembra che sia stato utilizzato tra il I e il IV secolo d.C. tra strutture che potrebbero avere ospitato un magazzino e una ricca villa, oppure un luogo di culto cristiano. Occorrono però altri studi e approfondimenti da parte degli archeologi per chiarire il mistero del sito.
Gli scavi resteranno visibili ancora per poco, l’area sarà reinterrata per conservarla nel modo migliore e per proteggerla dalle inondazioni periodiche del fiume.
Secondo gli esperti le costruzioni più antiche del sito, databili tra il I e il II secolo d.C., apparterrebbero a un grande edificio con funzione commerciale, forse un magazzino, considerata la vicinanza con il Tevere e con la via Flaminia. Sono presenti poi altre costruzioni più recenti, risalenti al III-IV secolo, che comprendono un grande ambiente rettangolare decorato con marmi molto pregiati che impreziosiscono mura e pavimenti, un possibile abside anche esso riccamente ornato, due ambienti di forma circolare e un’area di circa 5 metri quadrati in cui sono state rinvenute alcune tombe. Si tratta di sepolture di differente tipologia architettonica: alla cappuccina e dentro anfore africane tardo antiche.
Gli studiosi hanno inizialmente pensato che le costruzioni più recenti potessero far parte di una villa patrizia ma, in seguito al ritrovamento delle tombe, si è ipotizzato che potrebbero essere i resti di un luogo di culto.

Massimiliano Liverotti

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