Sarà il periodo di feste appena passato, ma questo articolo ci catapulta nelle stanze da banchetto di una nuova domus romana ritrovata, da pochissimi mesi, nel parco archeologico del Colosseo, tra il Foro Romano, su via dei Fori Imperiali, e il colle Palatino, dall’altra parte della strada.
Dai lavori di pulizia e ricerca nell’area del parco, già dal 2018, erano venuti alla luce dei muri che facevano intuire che ci fossero state delle diverse fasi di costruzione, ma che fossero anche resti di una costruzione lussuosa.
La villa, ribattezzata domus del vicus Tuscus, cioè posta lungo la strada commerciale Tuscus, dove erano stati costruiti gli Horrea Agrippiana (“magazzini di Agrippa”) nei quali Agrippa si assicurava lo stipamento delle sue merci prima che fossero vendute al Foro Romano, venne costruita nella seconda metà del II secolo a.C., cioè in età tardo repubblicana. Durante questo periodo Roma è caratterizzata da instabilità politica, lotte di potere tra le élite, crescente disuguaglianza sociale e tensioni interne. Questo periodo vide emergere figure come Mario, Silla, Pompeo e Cesare, che cercavano di consolidare il proprio potere attraverso riforme politiche e militari. Le guerre civili diventarono comuni, culminando nella dittatura di Cesare e alla fine nella transizione verso l’Impero di Ottaviano, diventato poi Augusto.
La famiglia che abitava la villa del vicus Tuscus doveva essere una famiglia dell’élite romana: le tecniche decorative sono di pregio come i materiali utilizzati, mentre i racconti che emergono dalle decorazioni parietali fanno allusioni ad ambienti culturali, politici e bellici, forse per ricordare le imprese militari e politiche della famiglia proprietaria della domus.
Lo stile decorativo evoca la curiosità e l’interesse per tutto ciò che veniva dal medio oriente: per le vittorie sulle popolazioni della penisola balcanica e della Turchia. Le decorazioni e le storie decorative d’oriente divennero di moda: temi naturali, frutta in cestini eleganti, pattern geometrici a schemi fissi che, in diverse combinazioni, formavano decorazioni sempre diverse.
I primi mosaici compaiono in età tardo repubblicana ed avevano lo scopo di rivestire e impermeabilizzare le superfici di destinazione; tessere più grandi venivano usate per decorare luoghi pubblici, mentre nel privato erano usate tessere decorative più piccole: nel pannello parietale decorato nella villa del vicus Tuscus, quello nella sala dei banchetti, che più di una sala sembra una specie di caverna decorata e abbellita, sono stati ritrovati pietre e vetri preziosi, tessere blu egizio, conchiglie e marmi di qualità. La raffigurazione è complessa: tralci e foglie che si arrampicano sulle colonne creano 4 spazi visivi e decorativi dentro cornici naturali nelle quali si sviluppano scene di battaglia e guerra presso una città marittima.
Questa villa probabilmente si articolava su più piani, ed era la classica domus romana di età tardo repubblicana, che erano simboli di lusso e prestigio nella Roma antica. Queste dimore erano riservate alle classi più elevate della società e presentavano caratteristiche architettoniche grandiose. Gli interni erano decorati con affreschi, mosaici e opere d’arte di pregio. Le stanze erano spaziose e arredate con mobili eleganti. Le domus comprendevano anche giardini lussureggianti, fontane e cortili interni, che offrivano un’oasi di tranquillità nel caos della città.
Le abitazioni insulae rappresentavano invece soluzioni urbane per le classi popolari nell’antica Roma. Questi edifici erano caratterizzati da una struttura a blocchi, con diversi piani sovrapposti e appartamenti affittati alle famiglie più povere. Le insulae erano spesso costruite in modo rapido e economico, utilizzando materiali come il mattone (al piano terra) e il legno (ai piani superiori). Gli appartamenti erano di dimensioni ridotte e spesso affollati, con poche o nessuna comodità. La vita quotidiana all’interno delle insulae era molto diversa rispetto alle lussuose domus dell’età tardo repubblicana. Tuttavia, queste abitazioni offrivano un’opportunità di vivere nelle vicinanze del centro città, consentendo alle classi popolari di accedere ai servizi e alle opportunità lavorative offerte dalla metropoli romana.
Veronica Loscrì