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Municipio VIII: la storia riparte dai frammenti dimenticati

Lo scorso settembre su questa rubrica ho riportato la storia della colonna dimenticata della Basilica di San Paolo. Si tratta di una colonna mai utilizzata nella costruzione e rimasta abbandonata a poca distanza dal portico, fino a finire inserita all’interno delle strutture sul fianco del Parco Schuster. Una colonna che, per arrivare dove si trova ora, ha percorso oltre 2.200 chilometri, partendo dalle cave del Montorfano del Lago Maggiore, per arrivare via acqua prima nei pressi di Milano, poi lungo il Po fino a Venezia, e dalla laguna ha circumnavigato l’Italia fino a risalire il Tevere. Una storia interessante che però non è conosciuta, tanto che la stessa colonna giace al lato del parco senza nessuna indicazione che ne ricordi la provenienza.

Partendo da questo articolo la Commissione Cultura in Municipio VIII, con la sua Presidente, la Consigliera Pd Monica Rossi, e l’Assessore alla Cultura, Luciano Ummarino (che recentemente ha preso il posto di Maya Vetri), hanno iniziato a ragionare sul tema, puntando anche ad allargare la questione ad altri luoghi e ad altre storie mai valorizzate.

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È nato così un progetto che coinvolge la Soprintendenza per il sostegno e la valorizzazione dei frammenti storico archeologici presenti sul territorio municipale. Dopo che il Consiglio Municipale ha approvato questo progetto, ci spiegano l’Assessore Ummarino e la Consigliera Rossi, si è proceduto ad una mappatura di questo tipo di frammenti e di reperti sul territorio, individuando un nucleo di primi sette siti da valorizzare nei quadranti di Ostiense e Garbatella. I primi due frammenti si trovano proprio a Parco Schuster e sono la colonna, di cui abbiamo già parlato, e un altro frammento, sempre riferito ai lavori di costruzione del portico. Si passa poi all’area archeologica contenuta all’interno del Parco di Commodilla, in via Giovannipoli, che alcuni anni fa è anche stata oggetto di una campagna di riqualificazione e studio nell’ambito di un campo internazionale organizzato da Legambiente e dal Comitato del Parco, al quale noi di Urlo partecipammo raccontando le attività e le varie fasi dell’iniziativa. Nella mappatura c’è poi piazza Brin dove, addossata alla facciata del lotto 5, c’è una statua funeraria romana acefala rinvenuta nei pressi. Poco distante, su via Guglielmotti, c’è invece un’opera muraria reticolata, probabilmente appartenente ad una villa romana. In Piazza Pantero Pantera è stata poi censita una colonna che riceverà l’attenzione della Soprintendenza, mentre in piazza Sant’Eurosia sono presenti un altare e due frammenti di colonne di origine romana, probabilmente provenienti dal Nord Africa o dalla Turchia.

Il progetto di valorizzazione di questi reperti, messo in campo dal Municipio assieme alla Soprintendenza, si avvarrà del posizionamento di alcuni cartelli con dei QRcode in prossimità dei singoli frammenti. Inquadrandoli con la fotocamera dello smartphone si potrà accedere ad una pagina dedicata al singolo reperto, che sarà curata dalla Soprintendenza e ne conterrà la storia e le origini. Un progetto che ha un costo veramente basso, valutato dallo stesso Assessore Ummarino in poche decine di euro, giusto per la stampa dei cartellini, ma che allo stesso tempo potrebbe avere un impatto non indifferente per far conoscere meglio le caratteristiche e le specificità dei nostri territori. L’esempio che in molti casi la cultura può veramente essere fruita a costo zero e messa a disposizione dei cittadini con pochissime risorse. Questo progetto, ci spiegano dal Municipio VIII, dovrebbe poter partire nei prossimi mesi, probabilmente già in primavera, e verrà presentato con iniziative pubbliche e visite guidate.

Naturalmente la speranza è che questa iniziativa possa essere replicata altrove. Un primo esempio potrebbe essere la piccola area archeologica lungo via di Grotta Perfetta, a poca distanza da vicolo dell’Annunziatella, incastonata tra i palazzi dell’Enpaia. Qui è presente uno splendido tratto di basolato romano del I secolo d. C. costeggiato da alcune tombe a camera scavate nel tufo. Un punto molto interessante del territorio che purtroppo è completamente ricoperto da sterpaglie e rovi. Nel 2018 i cittadini del CdQ Grotta Perfetta, dopo non poche difficoltà, riuscirono ad ottenere l’autorizzazione a ripulire l’area, riportandola alla luce, ma da quel momento purtroppo non si è riusciti a mantenere visibili i resti. Magari l’inserimento all’interno di un progetto più strutturato potrebbe diventare uno stimolo per mettere mano (in maniera continuativa) anche a questa vicenda.

Leonardo Mancini