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Scavi clandestini: un’attività fin troppo fiorente

Quando i cittadini arrivano a decidere di piantonarsi con tende e ronde di guardia vicino a degli scavi archeologici, allora la comunità sente davvero una grande affezione al proprio territorio e alla propria storia. Questo è quanto successo lo scorso anno durante gli scavi archeologici vicino al museo della città di Mesagne, in provincia di Bari. Infatti fino a conclusione degli scavi, per evitare che i tombaroli depredassero quel sito, alcune famiglie si sono organizzate in tende e bivacchi notturni, soprattutto per dare manforte agli archeologici che hanno poi portato diversi reperti nei magazzini del museo. Secondo le stime il maggior numero di scavi illegali e commercializzazione dei reperti predati avviene dal centro verso il Sud Italia. Dalle nostre parti il nome dato a questi predatori di tombe è appunto “tombarolo”. Ogni anno la Guardia di Finanza e il corpo di Comando Carabinieri Tutela Patrimonio Culturale riesce a intercettare e a farsi restituire migliaia di reperti archeologici e beni culturali venduti sul mercato nero. A Roma accade spesso che alcune piccole bande di tombaroli vengano intercettate. Quasi dieci anni fa, grazie a un piccolo gruppo di tombaroli, venne ritrovato un possibile scavo archeologico a Lanuvio. Dal tentato saccheggio è emerso un deposito antico di ex voto, cioè doni votivi fatti alle divinità in cambio di una richiesta del pellegrino. Nel 2015, ancora, una banda di circa dieci individui è stata arrestata dopo diversi anni di saccheggi in ville antiche in aree archeologiche della Capitale. Dopo alcuni anni di ricerche, indagini, intercettazioni e pedinamenti le forze di Polizia di Roma, in collaborazione con quelle pugliesi, hanno arginato questa organizzazione criminale che portava i reperti, a volte rubati anche presso il domicilio di personaggi famosi, verso la Spagna. Anche il complesso tombale del Colombario Portuense fu scoperto in maniera casuale negli anni sessanta, solo grazie a pedinamenti di tombaroli che ricavavano da queste tombe pochi oggetti, essendo anticamente ad uso collettivo, cioè un cimitero per i comuni cittadini. Quando e dove nasce questa “simpatica professione”? Da sempre le tombe e gli edifici sono trafugati in cerca di tesori o, ancor più spesso, soprattutto in epoca medievale, anche per la semplice materia prima (tutto il marmo utile veniva preso per fare nuove costruzioni). Aprendo le tombe o antichi monumenti si rivelavano antichi batteri che potevano anche portare alla morte gli audaci profanatori: queste situazioni davano credito all’idea che fossero state scagliate delle maledizioni contro chi profanasse dei luoghi antichi. Un nome che spicca fra tutti i tombaroli è quello di Luciano Bonaparte. Il fratello di Napoleone è ricordato come il ‘principe tombarolo’, appunto: nella sua enorme tenuta, oltre a battute di caccia, organizzava anche scavi rinvenendo una grande quantità di reperti archeologici etruschi. Luciano, e come lui molti altri borghesi proprietari di grandi pezzi di terra, si dedicarono a scavare i loro terreni per riportare alla luce antichi tesori e memorie: famoso è il sacco (archeologico) dell’Etruria che permise ai signorotti dell’Ottocento di riempirsi le tasche dalla vendita di beni storici e soddisfare la loro passione per le cose antiche. Dal secondo dopoguerra, poi, si diffuse sempre di più la pratica di profanare scavi già avviati e di controllare i terreni circostanti, per poi rivendere sul mercato nero i ritrovamenti. Per cercare di arginare questo fenomeno che arrecava (ed arreca) molti danni economici e culturali alla storia di ogni territorio, nel 1970 la Convenzione Unesco di Parigi invitò ogni stato membro ad adottare misure di controllo per impedire la vendita e l’acquisto illecito di beni storico-archeologici e per favorirne il recupero. L’Italia, che è per antonomasia il paese con il maggior numero di bellezze archeologiche, è forse il principale Stato vittima dei tombaroli, ma è stato anche in grado di anticipare le proposte di quella convenzione Unesco: il Comando Carabinieri Tutela Patrimonio Culturale è stato infatti istituito nel 1969.

Veronica Loscrì

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