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Via del Portico d’Ottavia

Meraviglia di Roma di questo mese è Via del Portico d’Ottavia dove si teneva l’antico mercato del pesce. Nel 1926 venne alla luce la trecentesca casa che è oggi sede della Ripartizione Comunale per l’Antichità e le Belle Arti

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Prende il nome dal grandioso portico fatto costruire da Augusto imperatore come più comodo accesso al Teatro di Marcello e che dedicò alla sorella Ottavia. La via era detta della Pescheria, per il mercato del pesce che si teneva nella vicina Piazza Sant’Angelo in Pescheria. Nel 1926 venne alla luce la trecentesca casa che è oggi sede della Ripartizione Comunale per l’Antichità e le Belle Arti, in seguito a degli scavi effettuati per liberare il Teatro Marcello dalle costruzioni accumulatesi nel corso dei secoli. Il portico d’Ottavia era uno dei centri del Ghetto degli Ebrei. Il portico era costruito da un doppio colonnato che circondava un’area aperta, al centro della quale erano i due templi di Giunone (di cui resta una sola colonna) e di Giove. Sul lato di fondo, invece, sorgeva un edificio absidato, la Curia Octavia, che comprendeva anche una grande biblioteca. Il portico era ornato da numerose opere d’arte tra le quali ben ventisette statue equestri in bronzo di Lisippo, raffiguranti Alessandro Magno e i suoi ufficiali, e la statua, sempre in bronzo, di Cornelia, la madre dei Gracchi, la cui base ora è al museo dei conservatori in Campidoglio. Restaurato da Domiziano, dopo l’incendio dell’80, e poi da Settimio Severo dopo un altro incendio nel 191, il portico aveva l’ingresso principale al centro del lato breve verso il Tevere e reca le firme dei due architetti che curano il complesso, Sauro e Batraco. I due, però, firmarono ciascuno con l’animale che il proprio nome rappresentava, uno con la lucertola e l’altro con la rana, tanto che nel 500 vennero scambiate per originali motivi ornamentali o sacrali e vennero ripresi in varie decorazioni dell’epoca.

Emanuela Maisto