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Vicolo de’ Cinque e il mistero del carabiniere scomparso

La strada porta da via della Scala a Piazza Trilussa, percorrendo il cuore di Trastevere. Solo recentemente, nel 1981, si è precisata con più sicurezza la denominazione della via in vicolo “De’ Cinque”. Alcuni tramandano che fu così chiamata perché intorno al vicolo, a guisa di cerchio, si aprono altri cinque vicoli. Ma in realtà l’origine del toponimo è attribuita al cognome di una famiglia che abitava in questa strada.

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Era infatti della famiglia “De Cinque” il palazzo che conserva, ancora oggi nonostante i rifacimenti, le linee cinquecentesche: a due piani, con un portone nell’angolo con via del Moro, un balcone su mensole, un bel portone bugnato e finestre rettangolari su mensole a pianterreno; anche il cornicione ha mensole e cornice ad ovali e dentelli. Ma la caratteristica è che in questo vicolo grava un denso mistero. Ancora oggi i trasteverini lo raccontano ai numerosi turisti che si affollano e popolano le vie del quartiere. Un giorno, nel 1920, fu visto aggirarsi per vicolo de’ Cinque un carabiniere che con aria decisa entrò in una casa. Quella fu l’ultima volta che si ebbe notizia dell’uomo. Da quella casa non uscì mai più, scomparve nel nulla e non si seppe mai cosa gli fosse successo. Un altro aspetto curioso che conferisce all’evento un ulteriore alone di mistero è il motivo che spinse il malcapitato ad andare nel luogo che poi lo avrebbe inghiottito: insolito, visto che i carabinieri solitamente girano in coppia. Quella volta non fu così e il protagonista di questa strana storia si ritrovò nella sua solitudine ad affrontare un destino mai spiegato, che avrebbe poi messo fine alla sua vita. Un’esistenza dall’epilogo strano che sfociò poi in una tragedia senza chiarimento alcuno.

 

Emanuela Maisto