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È giusto obbedire alla notte

La letteratura e noi, alla fine, ancora una volta trasformati

In questo libro i lettori hanno a disposizione tutti gli elementi per compiere l’impresa antica: il mito nei polmoni, l’amore alle spalle, la natura inedita da ascoltare, la struttura poderosa di un lungo racconto al quale tenersi saldamente, la notte sopra, gli uomini del fiume e quelli della città. Un universo fatato, dove lo scintillio è presente quanto le ombre; un viaggio che è subito meraviglia e conoscenza. “Matteo Nucci ci sa fare”, scrive Irene Bignardi; la sua narrazione appare originaria in ogni momento: un micro-mondo che non ti aspetti diventa immagine-modello-inizio. Una taverna sulle sponde, uno spazio aperto – lontano dalla Roma di tutti i giorni – attorno al quale si muovono figure che potrebbero apparire immediatamente realistiche, ma che si rivelano presto speciali e senza alcun preavviso. Perché i loro movimenti e le parole (tutte) continuano a portare instancabilmente nella storia particelle di magia, come accadeva con le fate, gli orchi, i giganti: anguillari, cuoche, avventori, coltivatori, guide occasionali; sopra tutti “il dottore”, un uomo del quale nessuno sa molto. Il principio di questa avventura è dolore, tutto lascia presagire una difficile traiettoria di rinascita. La letteratura e noi, alla fine, ancora una volta trasformati. Ricordi? Cosa hai sognato questa volta?

 Matteo Nucci

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Ilaria Campodonico