Questo è l’inizio, Essere e tempo non esisteva ancora. Era il 1924 e uno dei più grandi filosofi del Novecento era stato chiamato a tenere una conferenza a Marburgo. Martin Heidegger scrisse allora un testo che era apparso subito come un cambio di prospettiva nei confronti della tradizione, un annuncio potentissimo di quello che sarebbe esploso nella sua opera maggiore del 1927: la temporalità è l’essenza stessa della vita umana. Affondare in questo saggio preziosissimo permette un punto di vista privilegiato, uno sguardo da vicino sulla costruzione in atto di un nuovo sistema (e soprattutto sulle parole perfette che nascevano proprio in quel momento, per la prima volta). Il concetto di tempo è una lettura propedeutica per apprendere la terminologia heideggeriana dalla voce originale di chi ha saputo intuire che una comprensione altra dell’uomo era possibile. Siamo di fronte al racconto dei racconti, in cui l’autore è soggetto e oggetto, testimonianza e meditazione, destino e interrogazione, lo studio di tutto quello che è arrivato prima e la sua messa in discussione per liberare l’uomo con una distruzione creatrice. “Il tempo è la sostanza di cui sono fatto. Il tempo è un fiume che mi trascina, e io sono il fiume; è una tigre che mi sbrana, ma io sono la tigre; è un fuoco che mi divora, ma io sono il fuoco”, scriveva Jorge Luis Borges.
Il concetto di tempo
Martin Heidegger
Adelphi 1998
Pagine 80
Euro 10
Ilaria Campodonico