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Il Primo dio

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C’è da restare incantati dalla grazia dei suoi modi poetici, che fanno intravedere da subito un destino di dannazione e isolamento, dalle parole che rendono la sua scrittura tragica e nomade, nella più leggendaria ed eterna accezione del termine.

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Emanuel Carnevali non era soltanto un giovane emigrato italiano con un breve e fitto passato lacrimoso, ma un interessante personaggio, un grafomane magnifico e insofferente, leggiadro e commovente, dentro un corpo martoriato da un vuoto folgorante: l’odio verso il padre, la morte della madre, il collegio, la partenza per l’America, la vita povera, i lavori umili, le stanze in affitto, la malattia. Non avevo mai incontrato nessuno che impersonasse meglio di lui la consapevolezza della paura, la vulnerabilità di fronte alla spietata e deludente realtà, mischiata a una tenacia poderosa quando si troverà allo stremo. Il suo fascino risiede non soltanto nell’effetto delle sue confessioni, molto simile a quello di un rullo compressore che ci schiaccia in un clamoroso annientamento, ma nell’atto stesso della lettura, quando l’autore sembra venirci incontro come un fantasma proveniente dal regno dei morti, per scuoterci e turbarci a sufficienza. Questa raccolta di scritture differenti è l’esistenza monumentale di un uomo, da sistemare finalmente nel pantheon supremo dei grandi autori.

Emanuel Carnevali
Adelphi 2011
pagine 434
euro 30

Ilaria Campodonico