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Il Rosa e il Nero

In libreria dal 28 ottobre la nuova collana della casa editrice Nottetempo.

“Il rosa e il nero” sono storie con un lieto fine, che sia l’amore, che sia quello che viene dopo la morte, riconoscimento e punizione del colpevole: un’altalena tra due polarità di genere. Come nei racconti appassionati del mito antico, quando l’azione scritta, rappresentata era caratterizzata puntualmente da un momento di ricongiunzione, di anamnesi, di agnizione, come nelle favole romantiche di oggi quando la trama si sviluppa per arrivare a un punto di incontro, di magia, di avvicinamento, così gli scrittori e i lettori da sempre hanno cercato ripetutamente nelle loro storie quella pagina in cui l’azione sembra essere tale da non esserci più una via d’uscita per i personaggi. E poi improvvisamente si materializza una soluzione che conduce tutti fino alla fine. Perché “e vissero felici e contenti (o forse no)” è un espediente narrativo che rassicura, che dà finalmente sollievo al termine di una serie di terribili avventure, del drammatico – a volte tragico – concatenarsi degli eventi. Con questi semplici ingredienti i narratori hanno saputo comporre infinite combinazioni, capolavori della letteratura sopravvissuti nei secoli e che oggi sono restituiti alla memoria attraverso un nuovo progetto editoriale. Non solo. Nottetempo ha chiesto infatti ad alcuni grandi autori contemporanei di scrivere la loro storia nera o rosa, firmandola con uno pseudonimo: come fosse il loro personale, privato buco nell’albero, dentro il quale dire piano un segreto.
Tra le prime uscite, Il vecchio farabutto di Kálmán Mikszáth (pag. 200 – € 11,00; traduzione di Andrea Réniy), grande scrittore ungherese scomparso nel 1910 e considerato ormai un classico. Si occupò di giornalismo e diversi suoi romanzi sono stati editi in Italia negli anni ’30. Questo libro è un piccolo capolavoro della letteratura magiara dei primi del Novecento. Protagonista è il fattore astuto e taccagno dei baroni Inokay. Sullo sfondo dell’Ungheria rurale della fine del XIX secolo, popolata da nobili squattrinati, furbi contadini e sapienti artigiani, nasce una storia d’amore impossibile, quella fra uno dei nipoti del protagonista e la figlia del barone. Alla fine la passione vincerà sulla diversità di classe.
Ombra di Karin Alvtegen (pagg.444 – € 15,00; traduzione di Carmen Giorgetti) – una delle piú importanti autrici di thriller in Svezia, i suoi libri sono stati tradotti in 25 lingue – si apre con la morte della vecchia domestica del grande scrittore premio Nobel Axel Ragnerfeldt, ormai reso invalido da un ictus. Il romanzo conduce gradualmente il lettore in una camera oscura, nelle zone d’ombra dove ogni famiglia nasconde i segreti più inquietanti e inattesi. Il libro ha venduto in Svezia 200.000 copie e ha riscosso grandi successi di vendita in Inghilterra, Francia, Germania e Olanda. In Italia ha pubblicato Senza fissa dimora (Rizzoli, 2002) e Tradimento (Ponte alle Grazie, 2009). Una buona lettura per tutti. Unica regola: non provare a indovinare quello che arriverà dopo, ma concentrarsi per conquistare con stile i titoli di coda.

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Ilaria Campodonico