
Alfred Jarry non potrà che apparire ogni volta come una figura ineludibile: drammaturgo, scrittore e poeta francese dell’Ottocento, autore di opere complesse e sregolate, il dramma dell’assurdo, il paradosso dell’esistenza. Condusse una vita eccentrica e sfrenata, confondendosi con i suoi personaggi e sovrapponendosi alle loro storie, morì alcolizzato. L’amore assoluto può essere indubitabilmente considerato una febbrile sintesi della sua poetica, la cristallizzazione in pochissime pagine dei suoi temi essenziali: 20 febbraio 1899, 15 episodi, Emmanuele Dio (alter-ego di Jarry e di Cristo), figlio di Varia – ma insieme Miriam, la Vergine, e Melusina la maga – di Maître Joseb, notaio. Questo romanzo procede secondo atmosfere angoscianti e torbide, restituite in forma sontuosa, impassibile, provocatoria e grottesca. Torneremo sempre a leggere Jarry, con ammirazione indefessa e insieme turbamento come dinanzi a uno dei più difficili e imprendibili autori della storia della letteratura mondiale, fra libertà e repulsione. “Emmanuele discese sul tappeto di rettili e venne a pregare a fianco dell’aquilone, modificando, viste le circostanze, la conclusione del suo Ave: -… Prega per noi… Adesso che è l’ora della nostra morte”.
Alfred Jarry
L’amore assoluto
A cura di Claudio Rugafiori
Piccola Biblioteca Adelphi
pagine 73
euro 8
Ilaria Campodonico