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Libri come VIII, Umberto Eco

Saggista, scrittore, critico, preside della Scuola Superiore di Studi umanistici presso l’Università di Bologna, è stato docente in Italia e all’estero – New York, Columbia, Yale, San Diego, Cambridge, Oxford, Harvard, Collège de France e Ecole Normale Supérieure di Parigi – Umberto Eco può essere considerato il padre della semiologia italiana.

Simone Simonini è il protagonista del suo sesto romanzo, “Il cimitero di Praga”, pubblicato da Bompiani nel 2010: falsario, pluriomicida, satanista, arruolato dai servizi segreti, in sintesi un personaggio ributtante. La teoria del complotto, gli intrighi, le storie di protocolli, che hanno avuto una influenza reale nelle vicende di tutta Europa, sembrano saltar fuori in queste pagine, come tante risoluzioni possibili a un grande rebus apparentemente irrimediabile, lungo più di una vita. In un’intervista con Claudio Magris, Eco aveva dichiarato: “Quello che il mio romanzo cerca di mostrare è che [i romanzi di avventura] sono stati usati proprio per la stessa costruzione dei testi antisemiti, perché la gente (compresi i capi dei servizi segreti) crede solo a quello che ha già sentito affabulare da qualche parte. Per questo, ancora oggi, i dossier segreti sono composti unicamente da ritagli stampa, e quasi sempre di stampa scandalistica, il feuilleton dei giorni nostri”.

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Ha cominciato a scrivere romanzi perché ad un certo punto della sua vita si è domandato ‘cosa c’è da fare di nuovo, di emozionante ancora?’. “Io sono stato, più di Schubert, l’autore di molti capolavori incompiuti”, racconta Eco: li scriveva a mano – “non avevo scoperto l’invenzione del manoscritto” – riproducendo i singoli caratteri della stampa. Così la passione per il feuilleton e il gusto di sfogliare un fumetto si incontrano anche oggi in un romanzo speciale, storico, fatto di punti di vista – è questo che interessa allo scrittore – tanto da realizzare una potente metanarratività, secondo cui il lettore arriva a confondersi con l’autore: come avevano fatto Manzoni con “i miei cinque lettori” e Collodi con “‘C’era una volta… – Un re! – diranno subito i miei piccoli lettori. No, ragazzi, avete sbagliato. C’era una volta un pezzo di legno”. Anche con questo libro, Eco riesce a far entrare chi legge nell’atmosfera del tempo, ritagliando la voce dell’autore, da quella del narratore, da quella del personaggio in modo che resistano due o tre intercapedini, nuovi spazi di narrazione, per raccontare tutto. La figura del lettore è sempre stata molto importante per lo scrittore e l’interpretazione è un tema che ha esplorato in diversi luoghi perché, da sempre innamorato di alcuni momenti storici, più che uno storico della filosofia Eco è sempre stato uno storico delle idee: che vuol dire ‘fare lo sforzo di comprendere lo spirito del tempo’, registrare come era percepita la realtà in una determinata epoca, non soltanto attraverso l’osservazione delle cronache ufficiali ma cercando di immedesimarsi, di sprofondare nella mente delle persone comuni. Per questo “Il cimitero di Praga” diventa un’occasione unica per una bellissima avventura, visitare un tempo lontano dove non eravamo ancora mai stati. E poi ritornare al futuro, avanti e indietro tutte le volte che vogliamo.

 

Ilaria Campodonico