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Quando lei era buona

Le donne posso essere rappresentate e raccontate da altre donne oppure soltanto da alcuni uomini, dotati di uno sguardo serio, potente e temerario.
Pubblicato nel 1967 e restituito ora con una nuova traduzione, questo è l’unico romanzo di Philip Roth in cui la protagonista è una donna: Lucy Nelson, una quasi-suora nel lontano Midwest d’America, figlia di un padre alcolizzato e spesso in prigione. Una storia profonda e fitta in cui il destino è ineluttabile e lascia presagire sventura, dal primo incontro tra Roy che cerca se stesso e Lucy che desidera fuggire da casa. Un figlio e un matrimonio, la vita con un marito sciocco, debole e il tentativo di guarirlo, sacrificando la felicità. Giacché la differenza tra i comportamenti di un uomo e di una donna non è soltanto innata, ma è data da condizionamenti culturali che lasciano incastrati dall’infanzia e nel tempo, qui il sistema è una catastrofe: un matrimonio mancante di tutto, solo obblighi, discriminazioni e inadeguatezze. L’accanimento di Lucy a volersi comportare nel modo più adeguato al ruolo non scelto, bensì assegnatole da altri secondo valori da rispettare, la ucciderà, risucchiata dal lento scorrere delle pagine che si chiudono tra le mani, lasciandoci perplessi per aver assistito a tanta sventura e insicuri sul nostro destino. 

Philip Roth
Einaudi 2012
Pagine 312
Euro 20

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Ilaria Campodonico