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ARIETE

Arianna Del Giaccio, in arte Ariete, è la prima proposta del 2021 e scommetto che in poco tempo si prenderà tutto. Grande realtà di Bomba Dischi, dopo il suo primo ep Spazio, di cui “Pillole” il singolo più fortunato, ha scalato le classifiche con milioni di view e la collaborazione con Psicologi, figlia di una reale amicizia piuttosto che utilitaristica o di mercato come i più maliziosi hanno sostenuto per rompere le palle, Ariete esce con Diciottanni. Le sei tracce sono delle frecce che conquistano tutte il centro del bersaglio, come dei piccoli frame o diapositive che messe insieme danno vita ad un quadro ricco di ricordi di vita.

Sono passati ben 17 anni da quando ho compiuto la maggiore età che quasi avevo scordato quei giorni. Ascoltando Ariete sono emerse affinità, esperienze simili, a dimostrazione che tutta questa distanza, tra generazioni agli antipodi, non esiste se non all’anagrafe.

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Giovani senza punti di riferimento con un malessere collettivo che pesa sulle loro spalle, ieri come oggi, siamo abbandonati in una giungla pericolosa, in cui dobbiamo cavarcela da soli troppo presto e senza avere le armi giuste per difenderci a sufficienza.

Cresci, diventa qualcuno e lascia il segno. Ce la siamo cavata sempre da soli, confinati nelle stesse ansie da almeno trent’anni, ma la possibilità di smarrirsi, l’incertezza sul lavoro e la paura di arrivare a vedere i propri sogni infranti è un orizzonte concreto, al quale soltanto l’amore (forse) può dare la giusta distrazione. La frammentazione dell’esperienza porta Ariete a raccontare di sé stessa, mostrandosi una ragazza senza mezze misure da adottare nella vita, tanto spavalda quanto dolce, perché la via di mezzo non è contemplata. Si vive a fondo o non si vive proprio. Da qui i pezzi di Ariete, ricchi di feste, amori ed allontanamenti in un continuo gioco di unione e distacco. Un modus operandi ricco di stratagemmi vari per uscire dalla depressione, allontanando paranoie e malesseri striscianti, non omologandosi alla vita e scoprire il mondo, sbagliare ed innamorarsi di nuovo.

Amo quest’album perché mi ricorda il primo Calcutta, la storia più genuina accaduta negli ultimi dieci anni in Italia; lo spartiacque che ha chiuso i nostalgici in soffitta lasciando spazio a nuove vibrazioni.

Amo quest’album perché finalmente non suona di plastica. Gli arrangiamenti, la voce di Arianna, la metrica e tutto il resto risuonano a meraviglia e non solo in cuffia. Sono pronto a scommettere che quando si tornerà sotto ai palchi a ballare quest’album sarà ancora meglio.

Amo Ariete perché è riuscita nell’effetto “ritorno al futuro” riportandomi a quegli anni di tanto fa, ricco di graffiti, feste fino all’alba, momenti di estrema solitudine ed amori crepuscolari.

Riccardo Davoli