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Bjork – Homogenic

musica 124 - bjiork homogenic

Solo per chi non soffre il freddo

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Se avete voglia di pace e non soffrite il freddo, sappiate che per ogni chilometro quadrato dell’Islanda vedrete aggirarsi non più di tre persone, a fronte delle oltre 2200 della città di Roma. Se aggiungete anche che queste tre persone sono il risultato di una media che non tiene conto che a Reykjavík, la Capitale, risiede quasi la metà dell’intera popolazione dell’isola, è probabile che possiate trovarvi da soli per diverso tempo, e non è detto che nella splendida cornice degli sterminati paesaggi islandesi tutto questo non sia la cosa più bella che vi potrebbe capitare. Tra geyser, ghiacciai e vulcani, la solitudine in Islanda è forse la miglior compagna che possiate avere. E l’opera omnia di Bjork la migliore colonna sonora. Perché non importa quale genere possa aver toccato la cantante islandese (dance, pop, trip-hop, house, punk, industrial, funk, soul-jazz): sarà il suo tocco fatto di urla dal sapore primordiale e tribale, di tastiere elettroniche, campionature ed archi sinfonici a dare loro quel sapore di epicità capace di restituire all’ascoltatore ogni angolo dell’isola e di fare dell’Islanda – oltre che regione geografica – luogo della mente. “Homogenic”, a detta della stessa Bjork, è da considerare il suo album più “islandese”, e non certo per qualche operazione dal sapore folk di recupero di antiche e quasi dimenticate tradizioni musicali: “Homogenic” ha in sé la potenza della Notte dei Tempi, trasmette tutto il fascino di quei luoghi incontaminati, brutali e spietati di cui l’Islanda è composta, attraverso sonorità cupe e allo stesso tempo sterminate, dentro le quali la voce di Bjork accompagna il proprio pubblico come un moderno Virgilio, costretto a passare per l’Inferno per avvicinarsi il più possibile a Dio. Un capolavoro di elettronica e di poesia.

Flavio Talamonti