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Black Lips – Arabian Mountain

Uno dei più grandi misteri della musica è cosa significhi realmente la parola ‘pop’. Spesso la si usa in maniera denigratoria per criticare un artista rock che ha prodotto un album mainstream. In questo caso voglio che sia una sintesi. Pop come contenitore di rock, punk, folk, country, blues e musica 60’s. Un punto di arrivo dopo 5 album grezzi, ma di enorme successo. Cosa fare a questo punto, si saranno chiesti i Black Lips prima di rischiare di far uscire l’ennesima copia dell’album precedente. La risposta alla loro domanda ha un nome ed un cognome, Mark Ronson. Produttore inglese che ha curato il suono di Lily Allen, Duran Duran e dell’ultimo disco di Amy Winehouse. Genio del pop, Ronson è riuscito a sviluppare tutte le sfaccettature musicali dei 4 americani dandogli però una continuità, e non un ritmo schizofrenico com’era accaduto negli album precedenti. Intendiamoci, i deliri dei Black Lips sono sempre presenti. Il suono non è certo pulito alla perfezione, ma questo fa parte del gioco, e della moda, visto che il lo-fi è ancora sulla cresta dell’onda. I rimandi ai vari Ramones, Clash e, perché no, Beatles ci sono sempre, ma in questo caso non risultano come vani tentativi d’imitazione. I Black Lips sono riusciti trovare il loro suono, la loro identità musicale. Sono cresciuti e, in 40 minuti frammentati in 16 tracce, hanno dimostrato al mondo di essere una band valida all’ascolto e non solo nei dancefloor per far pogare le persone. Nota di merito per il singolo di lancio “Go Out And Get It” e per la bellissima “Family Tree” che apre il disco nel migliore dei modi.

Simone Brengola

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