Home Cultura Musica e Rumori di Fondo

Caroline Polachek 

Performance surreali, elementi sui generis e tanta sensualità

Classe 1985, Caroline Polachek, conosciuta anche come Ramona Lisa, è l’artista più glam e vicina alla mia generazione che non conoscevo. Questo, soprattutto e nonostante l’invasione della generazione Z, dimostra che si può essere irresistibile per il mercato discografico anche se nati prima dei ‘90. Trovata su Rolling Stone Italia, come un fulmine che squarcia il cielo, Caroline Polachek si è dimostrata un’artista veramente disturbante. Bellezza mozzafiato, mood da arrogantella quanto basta e quel talento, che forse oggi, all’uscita del suo terzo album, “Welcome to My Island”, sembra aver fatto centro cominciando a fatturare forte. D’altronde in passato ha provato più di una volta a spiccare il volo senza l’intensità di adesso. In primis dal 2005 con i Chairlift (la sua band durante il periodo universitario) e poi fino al secondo atto nel 2014. Una carriera da solista inaugurata con l’album in studio “Arcadia”, sotto lo pseudonimo Ramona Lisa (e registrato a Villa Medici a Roma), fino ai successivi dischi “Drawing the Target Around the Arrow”, “Pang” e il già citato “Welcome to my island”.

Esiste un curioso aneddoto su Caroline e l’Italia. Durante la registrazione di Arcadia, era in una festa a Roma, quando gli è capitato di ascoltare “Ti Sento dei Matia Bazar, restando profondamente colpita dalla potenza della vocalità ed il divismo di Antonella Ruggiero. “Dà tutto, e intanto il brano sale sempre più di tonalità”, spiega Polachek. “Cominci a pensare che gli occhi le stiano per schizzare fuori dalle orbite: è una performance incredibilmente intensa. È come prendere la scossa. Quella canzone è diventata una specie di faro che ha indicato dove andare e cosa provare a fare”.

Ads

Devo dire che sentendo ed ascoltando i pezzi di Caroline rimango sempre molto agitato. Devo sottolinearlo ancora. C’è qualcosa di irresistibilmente ossessivo nel seguire le sue strampalate coreografie in salsa Tik Tok, attraversate da sentimenti ironici, atmosfere avanguardiste, dai quali si finisce per essere contagiati da cotanta insolente bellezza.

Riccardo Davoli