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Eyelessight: il dungeon con vista sull’inquietudine del vivere

Un viaggio nell’abisso, nella parte più oscura del dolore

 

Non un feticismo nichilista che lascia la gioia soccombere nelle profondità delle tenebre musicali, ma un percorso di espiazione, di purificazione interiore che rende liberi di autodeterminarsi senza confini, anche nelle trame più perverse e complesse.

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Il viaggio che vi suggerisco questo mese è un salto, non semplice, nel post black degli Eyelessight.

La band nasce nel 2011 grazie all’incontro di Kjiel (chitarra, voci), Ky (basso, voci), HK (percussioni), Agatunet (chitarra), sostituita in seguito da Gris. Dopo aver pubblicato, tra il 2012 ed il 2013, diverse versioni del loro primo demo “i-i” i ragazzi si dedicano alle esibizioni live prima di pubblicare “Mantra per sopravvivere inutilmente” per la messicana Self Mutilation Service.  È stato il periodo post Mantra a cambiare il volto degli Eyelessight: Agatunet lascia la band, proprio dopo aver contribuito in maniera determinante all’ispirazione del disco, e i tre si ritrovano a doversi reinventare. Il gruppo ingaggia Gris, già membro di un’altra band culto del genere, i Dreariness, e la collaborazione funziona.

La nuova lineup si esibisce in diverse date, tra cui il Traffic di Roma, ed è in procinto di concludere la scrittura del nuovo disco “Athazagorafobia”, interamente basato sulle ispirazioni della splendida Kijel. Il sound, promette Ky, sarà “diverso rispetto ai precedenti lavori grazie alle influenze musicali distorte dal tempo passato e dal bagaglio culturale cresciuto dei vari componenti e, non ultimo, costruttivamente inquinato dalla presenza del nuovo membro, Gris”.

Raccogliere ed inquadrare le radici musicali dei 4 è impresa pressochè impossibile, data l’enorme eterogeneità, e solo in maniera estremamente parziale, spiando il profilo lastfm di Ky, si possono ricavare influenze dagli Angelic Process, Slowdive, Mono, Cure, Cult of Luna, Sigur Ros, Tool, eppure il post black della band non ricalca nulla di tutto questo. Gli Eyelessight fondano tutto il loro percorso sull’istinto dell’essere, sulla decostruzione delle ansie e delle paure, fuggendo in maniera netta dall’estetica “della bellezza” imposta, a largo uso e consumo. Ciò che emerge all’ascolto è il filo diretto tra la musica e il sentimento, cercando di annientare qualsiasi barriera, qualsiasi filtro. “È una terapia antidepressiva perchè ci permette di affrontare i nostri demoni, misurarli, conoscerli e infine usarli”. Accostatevi all’ascolto con “consumami” e “odd”.

David Gallì

(Un ringraziamento speciale a Ky ed HK)