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GALEFFI

Finalmente dopo “Scudetto esce “Belvedere di Galeffi. Dodici canzoni scritte negli ultimi anni, periodo in cui ha affrontato momenti difficili e dove l’artista si è dovuto immergere con le sole forze dentro sé stesso per uscirne fuori con qualcosa di nuovo.

Alla fine ce l’ha fatta ed il disco è disponibile in formato fisico, cd e vinile, ed ovviamente anche digitale. L’album della maturità si suole scrivere in questi casi, ma lo sarà sul serio? Ecco Marco Cantagalli è un cantautore promettente, abile nella scrittura e nella vocalità, dove riesce sempre a cogliere le sfumature più interessanti sia quando abbassa i toni e sia quando la sua voce diventa un geyser potente appena tocca le note più alte.

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A questo punto mi trovo davanti ad una riflessione su quello che prima del covid era chiamato indie. Galeffi dal canto suo ha fatto parte di quella scuola romana che ha cambiato il modo di fare musica prima dell’arrivo della trap e troppo spesso l’effetto nostalgia, se colto in breve tempo, fa più danni che altro. Galeffi invece di replicare il solito clichè, conscio delle sue skills decide di immergersi nella dimensione del cantautorato più classico abbandonando le etichette appiccicategli in passato e guardando oltre. In “Belvedere” Galeffi osa accordi e parole che esprimono le sue fragilità, andando oltre i temi che ha affrontato fino a questo momento, tanto da presentare questo nuovo lavoro come fosse una sorta di nuovo esordio. Ecco qui lo slancio in avanti di Galeffi. Unico neo è vederlo sbragato su di un divano al naviglio di Milano quando la sua immagine migliore era e sarà quella in completo giallorosso e con il dieci sulla schiena.

Riccardo Davoli