
Ghali sembra ormai a metà strada tra il passato, che lo ha reso una delle figure di spicco della trap italiana, e un presente, in cui purtroppo fatica a trovare una vera identità. Pizza Kebab Vol. 1 è il tentativo di rimediare, dopo un periodo in cui la sua immagine è stata troppo legata a campagne pubblicitarie e ad una promozione che lo ha reso un prodotto commerciale, ma senza la forza di un artista davvero unico.
L’album non decolla. Con “Sto” e tracce come “Machiavelli” e “Tanti soldi”, Ghali ripropone temi che, purtroppo, sembrano più un esercizio di stile che un atto di autenticità. Quando la Dark Polo Gang riappare o Simba La Rue prende il sopravvento, la sensazione è che Ghali stia rincorrendo il suono della sua stessa scena, senza riuscire a guidarla. Anche quando prova a sperimentare, come in “CoCo” o “Senza pietà”, l’effetto è che si perda tra le sonorità più popolari, senza riuscire a trovare una voce distintiva.
Il miglior Ghali emerge in brani più leggeri, come “Zuppa di succo di mucca”, dove la sua ironia emerge senza forzature. Ma quando si spinge oltre, come in “Peccati”, il tono si fa stucchevole, e il tentativo di introspezione finisce per suonare patetico.
Nel complesso, Pizza Kebab Vol. 1 non aggiunge nulla di nuovo alla scena. Un disco che, pur avendo momenti di inventiva, non riesce a riportare Ghali al centro del palco, come accadde con i suoi esordi nel 2014. Più che un ritorno, sembra una pausa in un cammino artistico che, a trent’anni, stenta a evolversi.
Riccardo Davoli