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Hai paura del buio? – Afterhours

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Si ha spesso l’idea che l’indipendenza della musica (per l’appunto) indipendente debba pagare un prezzo fatto di timidi (se non inesistenti) riscontri da parte del pubblico più generalista, critiche entusiaste ma numericamente esigue, anni e anni di dura fatica a fronte dei successi facili e immediati spesso proposti dal circuito mainstream.

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Nel panorama della musica indie (termine odioso e fuorviante sotto il quale vengono riuniti i più svariati generi musicali), e in special modo di quella italiana, gli Afterhours rappresentano ancora il gruppo indipendente per antonomasia: insieme a CCCP, Marlene Kuntz e pochi altri, gli Afterhours sono stati i rappresentanti di un ideale movimento musicale che negli ultimi venticinque anni è riuscito a farsi conoscere ed apprezzare dal grande pubblico, riuscendo a dare lustro ad un tipo di musica totalmente sconosciuta ai più nel nostro paese. Con “Hai paura del buio?”, quinto lavoro del gruppo e secondo in lingua italiana, la band milanese pubblica quello che lo stesso Manuel Agnelli (leader storico degli Afterhours) definì “il Mellon Collie italiano”, richiamandosi all’album capolavoro del 1994 degli Smashing Pumpkins. Come il gruppo capitanato da Billy Corgan, gli Afterhours scrivono un album molto corposo (19 tracce per più di un’ora di musica) ed estremamente variegato negli stili e nei generi proposti: ballate come “Rapace”, “Pelle” e “Voglio una pelle splendida”; le esplosioni punk di “Lasciami leccare l’adrenalina” e “Sui giovani d’oggi ci scatarro su”; la crudezza grunge di “Male di miele” e “Veleno”. Grande filo conduttore tra i pezzi del disco è la cupezza e la desolazione delle liriche di Manuel Agnelli, capaci di evocare immagini intense e cariche di suggestione. A diciassette anni dalla sua uscita “Hai paura del buio?” mantiene ancora la forza e la freschezza dei grandi capolavori.

Flavio Talamonti