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Hormonauts + Luminal @ Init

Dieci anni di carriera alle spalle e diversi album all’attivo. Hanno supportato artisti come Manu Chao, Rancid, The Cramps, The Misfits ottenendo consensi e successo. Hanno creato uno stile nuovo, che esce persino dalle commistioni psycobilly, forse per loro addirittura troppo convenzionali.

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Stiamo parlando degli Hormonauts, ieri sera live nelle sale dell’Init (via della Stazione Tuscolana 133), una band italo-scozzese che ha deciso di frullare tanti generi insieme, confondendoli, riadattandoli e mescolandoli tra loro, e ottenendo un mix esplosivo, interessantissimo, divertente e soprattutto originale. 

 

 

Andy McFarlane, con il suo fare da animatore, i lineamenti vintage e il ciuffo platinato, è un vero e proprio animale da palcoscenico, irriverente e scatenato, che si prende in giro per l’età, che scherza con il pubblico, che coinvolge tutti con le note che escono dalle sue chitarre. Ne ha diverse, adatte ad ogni genere, le alterna continuamente, le suona con maestria e forza. I generi cambiano imprevedibilmente di pezzo in pezzo, spaziando dal rock, al punk, al country, allo swing, al rock’n’roll. A completare il quadro ci pensano Sasso, con il suo contrabbasso elettrico che pizzica con sapienza, e Pinna, che fa girare vorticosamente le bacchette tra le dita per poi picchiarle con forza sulla batteria, tenendo un ritmo vorticoso e irresistibile.

Aprono la serata i Luminal, interessante gruppo post-punk dai ritmi talvolta melodici, talvolta meno, ma nel complesso apprezzabilissimi. Scaldano il pubblico a colpi di chitarra, si scatenano, si muovono, saltano, gettano la testa indietro persi nella melodia. Ci sanno fare questi ragazzi, anche con i loro testi che rispecchiano un malessere comune ed esasperato, una tristezza e una noia che sono propri dei nostri anni. Un siparietto teatrale, dove la morte con un grande orologio al collo e la sua vittima dal volto bendato lottano inquietantemente sul palco, porta all’epilogo un’esibizione degna di nota.

Quando gli Hormonauts salgono sul palco però, è allora che inizia la vera festa. Il pubblico balla, si scatena, in sala c’è il delirio. Tutti ridono e saltellano, sulle note inconfondibili (e indimenticabili, perché orecchiabilissime) di Black Slacks (bbbbbrrrrr!), per poi passare a Porno Stuntman, dedicata “a tutti quelli che avrebbero voluto fare la controfigura di un porno attore”  come spiega il cantante, che interagisce con le espressioni vivaci e frasi ironiche. Si continua con Lucky Toy, Top Shelf, Get off the wagon e Just a little bit, per concludere con Hormonettes in un clamoroso rientro stravoluto dalla folla in visibilio, dopo la fine del live, e un bellissimo riarrangiamento di Tainted Love dei Soft Cell.

La sala si svuota, ritroviamo i tre in giro per l’Init che si mescolano con il pubblico, come se non fossero mai state le star di questa splendida serata. Andy è al bancone e chiacchiera fitto fitto con un paio di ragazzi, Pinna è al banchetto del merchandising, subito preso d’assalto da chi è rimasto entusiasta della serata e vuole portarsi a casa un gadget o un cd, magari l’ultimo album, Spanish Omelette, caricato direttamente all’interno di un lettore mp3 a forma di audiocassetta.
Speriamo di rivedere presto questi ragazzi che, nonostante il successo raccolto nei loro tour in questi anni, sembrano rimasti entusiasti e divertiti da quello che suonano. E della loro bravura, inutile parlarne. È davvero grande!

Serena Savelli

Urloweb.com