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Il primo grande caldo – Runa Raido

runa raido

“Le parole sono importanti”, urlava Nanni Moretti. Sono importanti sotto tanti aspetti, siano essi linguistici, stilistici, contenutistici: non si possono tirare fuori senza consapevolezza, senza essere a conoscenza del loro peso effettivo.

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Nella scena musicale italiana infatti, spesso e volentieri, l’uso delle parole si è ridotto a pochi stereotipi fossilizzati su misere figure “poetiche”, di sicuro impatto sul pubblico (mainstream e non), ma di ben poca rilevanza artistica: ogni tema (dal più futile e disimpegnato al più rilevante socialmente) è vittima di questa mancata ricerca, costringendo il fruitore a divertirsi, ad innamorarsi, a indignarsi o a riflettere, sempre con le stesse parole, che dipingono davanti agli occhi dell’ascoltatore sempre le stesse immagini. Nelle liriche dei Runa Raido si respirano la volontà e la capacità di fuggire da facili soluzioni pseudo-artistiche. Nel loro “Il primo grande caldo”, uscito il 20 maggio di quest’anno, la band romana riflette sulle varie sfaccettature della passione, generata dal calore di un fuoco che costantemente arde in tutti noi e che necessita di sfogare, di liberarsi al e nel mondo che ci circonda. Il gruppo sviscera un tema non nuovo in maniera inedita, carica di significati nascosti, che costringono ad ascoltare più volte l’album per coglierne al meglio le diverse sfumature. Le parole sono condite da un sano alt-rock fatto di chitarre potenti e sezioni ritmiche di grande impatto, senza essere relegato ad un semplice accompagnamento musicale ma di forte presenza espressiva ed emotiva. Un consiglio: se non li conoscete, se già li amate o se vi scoprirete a non sopportarli, andateli a sentire dal vivo, perché è sul palco che i Runa Raido danno il meglio di loro stessi.

Flavio Talamonti