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Il Violino

Proseguono gli appuntamenti con la storia degli strumenti musicali, questa settimana parleremo del violino

Una nuova tappa del viaggio nella storia degli strumenti musicali con il Maestro Mario Grandinetti della scuola di Musica Artitalia alla Montagnola.

Il violino è uno strumento musicale della famiglia degli archi, dotato di quattro corde accordate ad intervalli di quinta. L’artigiano che lo costruisce o lo ripara è il liutaio.

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Si tratta dello strumento più piccolo e dalla tessitura più acuta tra ai membri della sua famiglia. La corda più bassa (e quindi la nota più bassa ottenibile) è il sol3, il sol subito sotto al do centrale del pianoforte (do4); le altre corde cono, in ordine di frequenza, il re4, il la4 e il mi5. Le parti per violino utilizzano la chiave di violino (chiave di sol). Quando devono essere eseguite note e passaggi particolarmente acuti, si usa un’indicazione che avvisa di trasportare le note interessate all’ottava superiore.

Il più noto violinista di tutti i tempi fu un italiano, Niccolò Paganini, nato a Genova nel 1782 e morto a Nizza nel 1840. Anche molti tra i liutai più famosi e apprezzati del mondo sono italiani: tra questi, Antonio Stradivari, Giovanni Paolo Maggini, Giovanni Battista Guadanini ed inoltre le storiche dinastie degli Amati, dei Guarneri e dei Testore.

Il violino, essenzialmente, è costituito dalla cassa armonica e dal manico, innestato nella parte superiore della cassa; tutte le parti sono di legno.

La cassa armonica dello strumento, di lunghezza tradizionale di 35,6 cm (tra i 34,9 ed i 36,3 cm), di forma curva e complessa che ricordava vagamente un otto, è costituita da una tavola armonica (detta anche piano armonico), di abete rosso e da un fondo, generalmente in acero montano, uniti da fasce di legno d’acero curvato. Sia la tavola che il fondo possono essere formati da una tavola unica, ma molto spesso sono composti da due tavole affiancate specularmente, seguendo la venatura del legno. Le fasce sono modellate a caldo con un ferro. Fondo e piano armonico sono convessi e il loro spessore varia, degradando dal centro dei due piani verso il bordo esterno; le elaborate curvature si ottengono con un raffinato lavoro di scultura (sgorbiatura e piallatura) a mano.

Nel piano sono ricavate le uniche due aperture della cassa, due fessure chiamate effe perché hanno la forma di quella lettera dell’alfabeto nella scrittura corsiva.

Internamente, incollata per circa quattro settimi della lunghezza totale della tavola armonica, è situata la catena, un listello in legno di abete, lavorato e sagomato in modo che aderisca perfettamente alla curvatura interna del piano. Essa contribuisce a distribuire la pressione generata dalle corde tese e a favorire la propagazione delle vibrazioni prodotte dalle corde lungo tutto il piano armonico.

Tavola armonica e fondo sono collegati tra loro, oltre che dalle fasce, anche da un listello cilindrico di abete di circa 6mm di diametro, detto anima, posto all’interno della cassa armonica. L’anima è incastrata (non incollata) fra tavola e fondo in una precisa posizione, vicino al ‘piede destro’ del ponticello; serve a trasmettere le vibrazioni al fondo dello strumento e, anch’essa, interviene distribuendo sul fondo la pressione impressa dalle corde. Il posizionamento corretto dell’anima è fondamentale per ottenere la migliore qualità sonora ed il giusto equilibrio timbrico e di intensità fra le 4 corde.

Nella cassa armonica è innestato superiormente il manico di acero, che termina nella cassetta dei piroli (o cavigliere), ornata superiormente da un fregio a intaglio, chiamato riccio. Sulla faccia superiore del manico è incollata la tastiera, di ebano, sulla quale le corde vengono premute con le dita.

Le estremità superiori delle corde vengono avvolte attorno ai piroli o bischeri, inseriti nel cavigliere. Essi servono a tenderle e modificarne la tensione e si usano quindi per accordare lo strumento. Le corde passano su un sostegno all’inizio del manico, chiamato capotasto; scorrono al di sopra della tastiera e si appoggiano sul ponticello, una lamina verticale mobile, in legno di acero, che trasmette la vibrazione delle corde al piano armonico; vanno infine a fissarsi alla cordiera, collegata, per mezzo di un cavo, al bottone. Il ponticello ha due funzioni: trasmette le vibrazioni sonore alla cassa armonica, dove vengono amplificate e riflesse, uscendo infine dalle effe, e mantiene le corde in una posizione arcuata, permettendo così all’archetto di toccare una corda per volta.

Il violino nella sua forma moderna è, nella sua essenza quanto mai antica ed artigianale (non contiene alcuna parte metallica, al fuori dalle corde), una ‘macchina di precisione’ in uno stato delicato equilibrio: le forme, i vari elementi ed anche i più minuti dettagli costruttivi, oltre alla grande cura nel montaggio, derivano da un affinamento rimasto quasi immutato da più di 500 anni. Le curvature di piano e fondo, la forma della catena e delle effe e lo spessore dei legni usati sono determinanti per la qualità o la personalità del suono dello strumento. Su questi parametri si può, in parte, anche intervenire a posteriori; spostare anche solo di un millimetro gli elementi mobili, come anima e ponticello, provoca cambiamenti evidenti: è la cosiddetta ‘messa a punto’ dello strumento, eseguita per ottenere le caratteristiche sonore ricercate dal violinista o per ottimizzare la resa dello strumento.

 

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Mario Grandinetti

Scuola di Musica Artitalia

Via Fontanellato 70, Roma