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Liam Gallagher-As We Were

Senza perderci in troppi preamboli e senza citare gli Oasis a sproposito, come sempre accade quando si parla dei fratelli Gallagher, diciamo subito che l’ultimo disco di Liam è pieno di buona musica. Direi finalmente, dopo che i suoi lavori post-Oasis nei Beady Eye non avevano convinto al 100%… anzi, parevano una sorta di tentativo di rivalsa per convincere/convincersi di essere in grado di ricreare, senza la squadra del passato, la magia di una band epocale. In questo primo album da solista, Liam si scopre essere un ottimo artigiano di canzoni, andando a comporre un album eterogeneo che naviga nel mare del rock melodico americano, senza dimenticare le origini del ragazzo di Manchester, quelle afferenti al brit-pop. Il disco si apre sull’ormai arcinoto primo singolo ‘Wall Of Glass‘, azzeccatissimo rock cadenzato introdotto da chitarre serrate ed una bella parte di armonica; al centro, come in tutto il disco, c’è la rinvigorita voce di un Liam mai così in forma dai tempi di ‘Be Here Now‘. La sua anima ribelle viene fuori prepotentemente con la nervosa ‘I Get By‘ che non lascia tregua per tutti i suoi tre minuti. La calma e la riflessione, invece, tornano nel testo (veramente interessante) e nella musica di ‘Chinatown‘. Altri brani degni di nota sono: ‘Bold‘ e ‘Paper Crown’. Essere Liam Gallagher non è facile: il suo passato con gli Oasis pesa come un tir carico di ghisa da trascinarsi dietro a ogni passo. Ma sembra che abbia finalmente fatto pace, per quanto sia possibile farlo, con questo fardello, riuscendo a creare un disco che ben lo rappresenta.

Guido Carnevale

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