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Lucio Leoni: minuziosa ricerca dialettica e musica fuori dal comune

Lucio Leoni nasce a Roma nel 1981, città che non ha mai abbandonato, fatta eccezione per una parentesi statunitense. Fin da piccolo dice di amare la musica, così la madre lo iscrive a una scuola di chitarra classica. A dodici anni si ribella al concetto di “studio disperato” e lascia tutto, in nome del calcio. Capisce presto di essere scarso e rinuncia alla carriera sportiva: a diciassette anni parte per gli Stati Uniti, dove frequenta il penultimo anno di liceo e riscopre l’amore per la musica. Torna a Roma nel 2000 e forma la band di happy rock’n’roll chiamata “Yugo in incognito”. Si occupa dei testi e della voce, pubblicando, nell’arco di dieci anni, un disco e due ep: “Puppurri” (2003) “C’hai nis demo-cracy” e “Uomini senza gomiti” (2013). L’esordio come cantautore avviene nel 2011, sotto il nome di Bucho: l’album si chiama “Baracca e Burattini” e viene prodotto solo come musicassetta. Nel 2015 esce per Lapidarie Incisioni “Lorem Ipsum”, il primo album firmato Lucio Leoni, che viene recensito con entusiasmo dalle principali testate nazionali. “Il Lupo Cattivo” esce per Lapidarie Incisioni, come già il precedente lavoro, e stupisce subito per la sua ecletticità musicale, una retta trasversale in grado di toccare pluralità di generi e sfumature. Un sound molto ricercato quanto le parole, anch’esse veicolo di comunicazione; Lucio Leoni sa veramente giocare con la dialettica, perché di quest’ultima non soltanto ne esalta l’essenza, ma ne studia con pazienza il significato più nascosto. Una disciplina zelante la sua, quasi maniacale: ricercare i lemmi esatti da accostare uno di fianco all’altro, al servizio della perfetta musicalità del testo e alla conquista del miglior risultato semantico. Egli confeziona undici tracce fuori dal comune, che sanno far divertire come “La pecora nel bosco” e “Le interiora di Filippo”, esempi irresistibili e illuminanti, quanto riscaldare il cuore come in “Stile Libero”. Tappeti jazz adagiati un po’ ovunque, tinture electro e beat spennellate qua e là. Ma anche molto rock e tanto punk con varianti hip hop e l’immancabile pop, come dimostra l’orecchiabilissimo ritornello di uno dei brani simbolo del progetto, l’irriverente “Le interiora di Filippo”. Miscelando ritmi incalzanti a frangenti più intimisti con “Sigarette”, “Niente di male” e la dolcissima “Piccolo miracolo”, Leoni dimostra sia la minuziosissima cura dei testi, ricchi di deliziosi giochi di parole, sia la capacità di architettare uno stile singolare. La forza del cantautore romano è proprio quella di saper indossare gli abiti del giullare e del cantastorie moderno, per passare naturalmente a quelli del drammaturgo, senza mai vacillare in termini di credibilità. La voce, amica e confidenziale, si modula a seconda delle esigenze, facendosi canto, urlo, sussurro o semplice parlata. Se siamo alla ricerca di un volto fresco in grado di miscelare testi sagaci e dissacranti con suoni curati e trasversalità stilistica, Lucio Leoni potrebbe essere quello giusto.

25Guido Carnevale

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