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Lydia Lunch + Madame Lingerie @ Circolo degli Artisti

La reginetta della No Wave newyorkese approda a Roma con il suo progetto Big Sexy Noise che la vede affiancata agli inglesi Gallon Drunk.

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Lei che vanta collaborazioni con i più disparati musicisti e artisti, tutti riconducibili alla scena no wave o noise (Einsterzunde Neubaten, Sonic Youth, Nick Cave, Michael Gira e il regista Richard Kern), lei che tempo fa si autodefinì “nichilista, antagonista, violenta e orribile, ma non ancora obliterata”, questa sera al Circolo degli Artisti ha dato veramente il meglio di se. “Big Sexy Noise” è anche il titolo dell’unico album nato dalla collaborazione tra questo gruppo di grandissimi musicisti. Un album che ha ricevuto il massimo dei voti da Rolling Stones nel 2009 e che rappresenta ancora una boccata d’aria fresca in confronto allo pseudo rock alternativo che si può trovare (troppo) facilmente in giro al momento.

La gelida serata comincia ad essere riscaldata dai Madame Lingerie, progetto romano che ha da poco esordito con un album, autoprodotto, dal titolo “D’amore, Soldi e Vendetta”. Di loro si è parlato molto: sono stati paragonati agli Interpol a livello di sound, ma anche al Teatro degli Orrori, forse più per i testi in italiano e il modo di cantare che per il resto. Ad ogni modo, mi lasciano decisamente soddisfatto: eseguono una manciata di brani in modo attento e con convinzione, trasmettono energia e si pongono molto bene sul palco nonostante le pause “allungate” tra un brano e l’altro. Quando finiscono, la sala comincia a riempirsi in attesa del “grande rumore sexy”. Sul palco sono posizionati gli ampli, la batteria, il leggio con i testi, e un organo: la formazione dei Gallon Drunk infatti si presenta come chitarra, batteria e organo Korg o Sassofono, spaziano dal punk al jazz mantenendo di fondo una vena molto dark, che in questo caso è accentuata in modo spettacolare da Lydia Lunch.
Una volta cominciato lo spettacolo, capisco subito che l’esibizione sarà qualcosa di stimolante, di nuovo. La distorsione possente di James Johnston che gioca continuamente con i feedback prodotti dall’amplificatore, avvolge, eccita e fa sudare. Lui stesso sembra posseduto dal suo strumento. La voce limpida, melodica e a tratti sgraziata di Lydia Lunch sembra l’accostamento perfetto al suono stridulo di quel sassofono che di tanto in tanto viene suonato da Terry Edwards, mentre Ian White alla batteria è impeccabile. Si passa dal Blues al Jazz. Dal Punk al rappato di alcune canzoni. La Lunch spesso dialoga con il pubblico, presenta i brani con discorsi assolutamente anti maschili e solidali con il pubblico femminile come nel caso di “Your Love Don’t Pay My Rent”. Lancia petali di una rosa rossa, che gli è capitata tra le mani, con espressione prima malinconica e poi folle. L’intera band riceve tanti applausi da un pubblico numeroso ed entusiasta della serata. Tra i vari brani resto colpito da “Forever”, che tutt’ora non riesco a trovare da nessuna parte: probabilmente perché facente parte del nuovo lavoro in preparazione. Ma il crescendo di batteria sincopata con riff di chitarra e organo decisamente punk mi ha fatto godere per un bel po’. È stato il pezzo conclusivo prima del bis, durante il quale eseguono la bellissma “Kill Your Sons”. Alla fine della serata, grazie alla determinazione di una ragazza meravigliosa, riesco ad agguantare la scaletta del concerto che riporto fedelmente.

Setlist:

Mahalgali
Another Man Comin’
Cross The Line
Ballin The Jack
Your Love don’t Pay My Rent
I Can’t Leave You Alone
Doughboy
Slydell
Dark Eyes
Gospel Singer
Baby-Faced Killer
Forever
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Kill Your Sons

Marco Casciani