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MINISTRI

“Tempi Bui”

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Universal

2009

Sono tre. Vengono da Milano. Sono rabbiosi, ma melodici al contempo. Amano provocare e spiazzare il loro pubblico. 
Hanno da sempre trattato tematiche forti, d’attualità, e hanno sempre voluto dimostrare di non volersi piegare alle imposizioni del sistema. Ora, ci sarebbe da fare il solito discorso del passaggio ad una major (in questo caso la Universal) ma sono cose dette e ridette: la commercializzazione dei brani, tutto più soft e moderato etc. etc… Loro che con il precedente lavoro ‘I Soldi Sono Finiti’, prodotto dalla Maninalto!, avevano avuto la brillante idea di allegare ad ogni copia del disco un Euro (vero), ora se ne escono con un singolo e con un album leggermente meno cattivi di prima. Però, che dire?

L’album in questione non è male. La title-track, nonché singolo che sta avendo sempre più successo sia nelle radio che in televisione (grazie anche ad un video tipicamente “Mtv Italia”), è semplicemente bella. Melodica certo, ma con un testo niente male e soprattutto difficile da dimenticare. Proprio i testi infatti sono la cosa più interessante di questo gruppo. Come si accennava prima, l’aggressività e la provocazione sono la loro forza e le usano veramente con stile. Già dai titoli si capisce dove vogliono andare a parare: ‘Il Futuro È  Una Trappola’, ‘La Faccia Di Briatore’, ‘Bevo’, ‘Diritto Al Tetto’, ‘Vicenza (La Voglio Anch’io Una Base A)’, ‘Ballata Del Lavoro Interinale’, solo per citarne alcuni.
I brani invece contengono frasi che non lasciano indifferenti: “e mi cambierò nome, ora che i nomi non valgono niente, non funzionano più, da quando non funziona più la gente” oppure in uno dei loro lavori precedenti intitolato ‘La Piazza’, “Lo ricordiamo come quello che non ci ha provato mai, fa che non parli di me, fa che non parli di me”.
Il 21 Febbraio scorso al Circolo degli Artisti sono stati accolti benissimo dal pubblico romano: loro d’altronde hanno regalato uno show scatenato ed elettrico.
Il Punk, il Garage, il Grunge, l’Heavy Metal, il Rock Italiano, sono tutte le influenze di questo gruppo che, speriamo, non precipiterà nel limbo del pop italiano come tante altre band alternative di questi anni.

 

 

 

Marco Casciani