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Nadya, il fiore trasteverino che sarà

Nadya l’ho conosciuta anni fa durante un’esposizione da Zalib a Trastevere. Ragazza ma anche donna, femminista, attivista e cantante cresciuta in giro per il mondo ma con il green pass di romana autentica. Rosso Tiziano è un pezzo che Nadya ha scritto circa un anno fa. Nell’ascoltarlo più volte mi ha fatto pensare all’idea del perdersi e poi ritrovarsi dopo un periodo difficile. “Rosso Tiziano rappresenta per me un vero sblocco” ha sottolineato Nadya. “Vivevo in un momento della mia vita in cui fino a tre anni fa non sapevo bene dove sarei finita. Cercavo di scrollarmi di dosso tutte le ansie di dover per forza essere e dimostrare qualcosa, fuggendo di continuo da certi stereotipi che ho sempre odiato. Questo mi ha condizionata a livello di scrittura e con difficoltà ho attraversato certe insicurezze imparando a conoscermi meglio, ma soprattutto ad accettarmi per quello che sono. Inseguire modelli pensando di essere ciò che non siamo alimenta solamente un continuo malessere”. Per il futuro c’è un EP in arrivo, e con il suo consenso ho potuto ascoltare le quattro tracce in anteprima. Seppur in famiglia c’era un personaggio di spicco della canzone italiana chiamato Gabriella Ferri (sua nonna), Nadya ha saputo incarnare quell’amore per la musica di una volta, declinandola con i generi più amati dai giovani. Trap, Urban, Indie. Non potendo dirvi nulla di specifico sui pezzi in uscita, in quanto mi sono imposto il segreto professionale, ora (e rispetto a Rosso Tiziano) penso di vedere con più chiarezza l’immagine di una vera artista. La prua della nave guidata da Nadya punta lontano, con l’idea di affrontare rotte sperimentali e coraggiose.

Riccardo Davoli

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