
Dopo 25 anni lontano dal rap, Neffa torna sul beat come se non se ne fosse mai andato. Canerandagio Parte 1 è un ritorno alle origini che non sa di nostalgia, ma di urgenza espressiva. La voce campionata in apertura gli sussurra: “Just like you did before, that’s a little funky intro”, e da lì in poi è tutto un fluire naturale di rime, groove e stile.
Dieci tracce che parlano il linguaggio dell’hip hop, ma con accenti soul, R&B e un gusto produttivo raffinato. Neffa fa tutto da solo, come ai vecchi tempi, ma con la maturità di chi ha attraversato generi e stagioni senza mai perdere sé stesso. Le produzioni sono asciutte ma eleganti, incollate addosso alle rime come una giacca su misura. Ogni barra sembra scritta con la consapevolezza di chi ha imparato a dire di più con meno.
Il flow è intatto, l’attitudine pure, e i featuring — da Franco126 a Izi, da Joan Thiele a Gemitaiz — sono scelti con cura per arricchire, non per riempire. Neffa non rincorre le mode: le osserva da lontano, le filtra e le riplasma a modo suo.
Spicca “Bufera” con Franco126, noir metropolitano in stile Caligari. In “Miraggio” Neffa e Joan Thiele danzano sul confine tra sogno e disincanto. Con Izi, invece, è cinema notturno: tavolini sporchi, fumo e vecchie glorie che s’incontrano.
Il disco è breve ma denso, come una lettera scritta di getto che non ha bisogno di spiegarsi troppo. Non è più un cane sciolto, ora è un canerandagio – ma con la voglia di mordere ancora. E lo fa con classe. Canerandagio Parte 1 non è un’operazione nostalgia, ma un atto di presenza: Neffa c’è, e si sente.
Riccardo Davoli