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Optional Mood: ecco il Power-Punk capitolino

Optional Mood, ovvero “stato d’animo opzionale”, quello che si prova quando si suona in una band o, come meglio spiegano loro, “una fusione di emozioni che ci fa stare una bomba!”.

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Quattro ragazzi de Roma che hanno iniziato circa due anni fa e che ora si trovano ad un punto di svolta per quanto riguarda il percorso evolutivo di una band. Una manciata di canzoni tra le mani, una demo di 4 tracce, a breve in vendita sul loro myspace (www.myspace.com/optionalmood), e una buona attività live nella capitale li stanno proiettando nella fase in cui bisogna fare sul serio. Quello loro è un punk pop che si rifà a band americane molto conosciute come i Blink 182, Sum41, No Use For A Name, Offspring, Rancid, ma che unisce altre caratteristiche musicali specialmente nella ritmica (“La batteria riprende spesso ritmi molto veloci e articolati, quasi metal! Fred, il nostro batterista, dice che alcuni ritmi riprendono quelli degli Slipknot e dei System of a Down”) e nelle linee vocali, vicine al Brit-rock di Oasis e Beatles. Il genere di riferimento comunque è il punk moderno, quello un po’ patinato… avete presente? Il Surf, sole, mare, divertimento, spensieratezza, lo skate: un genere che quasi nella totalità delle volte esclude dei testi in italiano. Quando abbiamo chiesto al gruppo come mai componessero solo in inglese ci hanno detto che “l’italiano per il nostro genere musicale toglie un po’ di quella potenza, quell’impatto che solo la pronuncia inglese può dargli. In secondo luogo vogliamo che la nostra musica arrivi in tutto il mondo, non abbiamo confini. Ancora non abbiamo suonato all’estero ma quando lo faremo potremo ritenerci più che soddisfatti del nostro lavoro. E comunque uno sfizio per ora ce lo siamo tolti: hanno mandato una nostra canzone in una radio Olandese”.
In questo momento sono alla ricerca di un’etichetta che li produca e gli paghi le registrazioni, nel frattempo continuano ad esibirsi in giro per Roma pubblicizzando il loro EP. Il prossimo concerto sarà il 21 aprile al “Sotto casa di Andrea” nel quartiere San Lorenzo con altri gruppi della scena romana.
Quindi che dire? Il genere non è facile da portare avanti, in Italia soprattutto, come anche loro hanno detto, dove non ci sono tante possibilità, mentre in altri paesi, specialmente nel nord Europa, la situazione è diversa. Quando il punk esplose in tutto il mondo non serviva saper suonare ma essere il più estremi possibile e avere un’idea forte da portare avanti. La domanda quindi è: oggi che anche il punk si è evoluto verso sonorità più complesse, più melodiche, pop, sgargianti, senza che la politica interferisca nella musica, cosa si può fare per distinguersi dalla solita minestra? L’idea di puntare a proporre questa musica in altri paesi oltre che il nostro sembrerebbe un buon inizio!

Marco Casciani