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Il pianoforte – terza parte

Proseguono gli appuntamenti con la storia degli strumenti musicali, ecco la terza parte della storia del pianoforte

Come viene costruito un pianoforte e come funziona? Lo spiega il Maestro Mario Grandinetti della scuola di Musica Artitalia alla Montagnola, in questa nuova tappa del viaggio nella storia degli strumenti musicali.

La cassa la tavola armonica sono principalmente di abete e pioppo. Il somiere, parte in cui stanno le caviglie (o piroli) per tirare o allentare le corde, è spesso in legno di faggio.

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La tastiera è la parte del pianoforte dove sono posizionati i tasti. La base su cui questa regge è spesso in abete. Lo strumento dispone generalmente di 88 tasti, 52 bianchi e 36 neri, corrispondenti a un’estensione di sette ottave e una terza minore e disposti nella classica successione che intervalla gruppi di due e tre tasti neri. Questa successione permette di suonare l e12 note nella scala cromatica abbassando, nell’ordine, 12 tasti della tastiera. In alcuni pianoforti (pochi modelli) la tastiera si estende di 4 o persino 9 tasti oltre i normali 88, andando verso i bassi. Il punto di riferimento centrale della tastiera è un tasto do, chiamato appunto ‘do centrale’.

I tasti dei pianoforti più sofisticati sono spesso in avorio ed ebano, mentre per i pianoforti comuni è usata generalmente la galaite (sostanza di consistenza cornea, ottenuta dalla caseina).

La nota do, a partire dalla quale è possibile eseguire la scala di do maggiore, priva di alterazioni, è il tasto bianco situato esattamente prima di ogni successione di due tasti neri. In genere i tasti neri, in considerazione della tonalità della musica da eseguire, vengono chiamati bemolle o diesis (più generalmente alterazioni), a seconda che si riferiscano alla nota che segue o a quella che li precede. Nei due casi, comunque, essi producono un suono che risulta più basso o più alto di un semitono (mezzo tono) rispetto ai tasti bianchi lunghi.

La meccanica è una delle parti fondamentali del pianoforte: comprende una serie di strumenti e sistemi che permettono la produzione del suono con l’azione del martelletto sulla corda attraverso l’abbassamento del tasto.

A giraffa: è il prototipo più antico di pianoforte verticale, inventato tra il XVIII e la prima metà del XIX secolo. Fu inventato nel 1739 da Domenico Del Mela, originario del Mugello. La sua meccanica sta sopra la tastiera, dietro la tavola armonica. Non è fornito di scappamento.

A piramide: fu costruito nel XVIII secolo e fu utilizzato molto a Vienna. È molto simile a un pianoforte verticale, ma la sua cassa armonica è a forma piramidale.

Cabinet: in italiano significa armadio; fu costruito per la prima volta in Inghilterra nella prima metà del XX secolo. Le caviglie e il somiere sono sulla sommità, mentre l’attacco delle corde è vicino al pavimento. Questa disposizione fu inventata contemporaneamente sia dall’inglese John Isaac Hawkins (1772-1855) sia dal viennese Matthias Müller (1770ca.-1844). Ha la meccanica English sticker action a baionetta.

Pianino: fu inventato a Parigi nel 1815 da Ignaz Josef Pleyel e commercializzato con il nome di ‘pianino’. Parte della meccanica fu però sviluppata da Robert Wornum (1780-1852) intorno al 1810: egli applicò al pianoforte verticale un sistema di corde incrociate diagonalmente, così da non dover ridurre la loro lunghezza nonostante le dimensioni ridotte dello strumento; nel 1826 creò la meccanica a baionetta (english tape action), che deriva dalla english sticker action.

Rettangolare (o a tavolo): la pianta rettangolare; la tavola armonica sta sulla destra, mentre la tastiera è a sinistra. Il primo modello fu realizzato nel 1766 da Johannes Zumpe (1726–1790) a Londra. Ebbe un notevole successo verso la fine della seconda metà del Settecento prima in Inghilterra e poi in tutta Europa, grazie alle dimensioni ridotte e al basso costo, nonché al gradevole suono che produceva. Fu usato soprattutto in ambito domestico, ma in seguito venne sostituito dal modello verticale.

Pianola: la pianola è un apparecchio musicale automatico, senza sfumature di tono automatico. Il nome pianola deriva da una marca della Aeolian Company di New York. In Germania la ditta Hupfeld di Lipsia produsse un sistema simile, chiamato Phonola. Le prime pianole furono prototipi; non avevano alcun sistema tecnico nella tastiera, ma suonavano con dita in legno imbottite su un pianoforte a cosa, posatovi di fronte.

Digitale: il pianoforte digitale è uno strumento integralmente elettronico, particolarmente mirato, però a riprodurre, con minore o maggiore fedeltà, le sonorità e il tocco del pianoforte acustico.

Elettrico: il pianoforte elettrico è uno strumento musicale elettromagnetico a tastiera molto in voga negli anni sessanta e settanta, appartenente alla categoria degli elettrofoni. Il primo modello fu costruito dalla C. Bechstein Pianofortefabrik nel 1931, era un pianoforte a coda munito di pick-up elettromagnetici e aveva nome Neo-Bechstein.

Da Viaggio: è un modello che risale alla seconda metà del XVIII secolo. La sua meccanica è semplice e senza scappamento (Prellmechanik). È uno strumento portatile e non ha supporti particolari, ma solo delle maniglie per il trasporto. Non viene più utilizzato.

Nécessaire per fanciulli: è uno strumento di piccole dimensioni, fatto su misura per i bambini piccoli. La meccanica è molto semplice ed esso non è provvisto di particolari supporti. Anche questo modello non è più utilizzato e, di conseguenza, non esiste più.

Arabo: l’uso del pianoforte nella cultura musicale araba non è stato contemplato, se non per un breve periodo tra il 1920 e il 1940. L’esclusione dello strumento nella musica araba era determinata dall’impossibilità per il pianoforte di emetter i quarti di tono, elemento fondamentale della musica araba. Negli anni precedentemente citati, tuttavia, vennero costruiti dei pianoforti capaci di produrre tali suoni; solo dopo aspre polemiche e forti resistenze, il pianoforte venne accolto nelle orchestre egiziane, all’indomani del congresso dei musicisti arabi del Cairo del 1936. Alcuni compositori utilizzarono egregiamente i pianoforti arabi (Abdallah Chaine, Mohammed Elkourd, Mohamed Chaluf), mentre altri usarono il pianoforte con accordatura all’occidentale per creare composizioni arabe (Mohamed Abdelwahab).

 

A breve la quarta e ultima parte della storia del pianoforte

Leggi la prima parte della storia del pianoforte

Leggi la seconda parte della storia del pianoforte

 

Mario Grandinetti

Scuola di Musica Artitalia

Via Fontanellato 70, Roma