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Piero Ciampi – Andare camminare lavorare… e altri discorsi

musica 130 - Piero Ciampi

Una enorme, immensa, straziante, malinconica e umanissima necessità

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La conoscete la storia di quell’olandese, tale Vincent Van Gogh, che visse devastato dai disturbi mentali e morì povero in canna e suicida, e che in vita sua vendette solo un quadro? Dicono sia diventato qualcuno. Non che lui lo abbia mai saputo. Gli onori tributati in morte al geniale e meraviglioso artista, che fu tra i più grandi anticipatori del XX secolo, sono pari solo alla quasi totale mancanza di attenzione che le sue opere subirono lungo tutto l’arco della sua carriera. Cosa non rara la gloria postuma, nel mondo dell’arte: ma non per questo meno ingiusta, meno dolorosa e meno miope. Spesso il mancato riconoscimento del proprio lavoro è una fiamma che anima e devasta tutta la vita, soprattutto per chi nel proprio operato riversa una vita, più vite, la Vita. Chissà cosa ha cercato, per tutta la sua vita, Piero Ciampi: livornese, classe 1934, girovago senza una meta precisa (Italia, Francia, Irlanda, Inghilterra, Spagna, Svezia, Giappone), nel mezzo due matrimoni e un figlio, alcool a fiumi fin dal mattino, carattere pessimo, odiato dai colleghi, dalle radio, dalle case discografiche, dalla televisione, nemico del successo, e soprattutto poeta, attributo di cui amava (a ragione) fregiarsi. “Andare camminare lavorare… e altri discorsi” esce nel 1975, una specie di Bignami della sua produzione precedente: dieci indimenticabili perle intrise di schiettezza, amore profondissimo, feroce ironia. Ciampi non vedrà il successo in vita, né dopo la sua morte, avvenuta nel 1980: l’enorme passione che mise nella sua vita la riversò nei suoi racconti, senza probabilmente aspettarsi grandi tributi. Ma solo per una enorme, immensa, straziante, malinconica e umanissima necessità.

Flavio Talamonti