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Suede – Dog Man Star

Dopo il fulminante esordio del 1993 con il disco omonimo, le aspettative intorno alla band per il decisivo album della conferma erano alle stelle. Considerati tra i più dotati tecnicamente fra i gruppi brit pop del momento, i Suede potevano contare su di una solida sezione ritmica composta dal basso melodico di Mat Osman e dal drumming energico di Simon Gilbert, su un cantante/compositore dalle eccellenti corde vocali come Brett Anderson e su un chitarrista simil-virtuoso quale Bernard Butler. “Dog Man Star”, che arriva nei negozi nell’ottobre 1994, preceduto in settembre dal singolo “We are the pigs” ,si rivelerà a posteriori come il loro miglior album che farà da spartiacque per il gruppo. È infatti l’ultimo con Butler alle chitarre: sebbene sia appena il loro secondo lavoro, gli attriti con Anderson sono già molti. L’album è intriso di atmosfere cupe, psichedeliche; i Suede hanno alzato il tiro dopo gli ottimi successi degli esordi, ma critica e fans non reagiscono come loro vorrebbero. “Dog Man Star” è un’opera molto variegata nelle sue intuizioni ed è pervasa da un umore decadente che pesca a piene mani nel torbido immaginario dark-wave con una lungimiranza e un anticipo sulle successive tendenze musicali di almeno due lustri. Il mantra psichedelico dell’apripista “Introducing The Band” è un preambolo di gusto sopraffino e spalanca le porte a “We Are The Pigs” e “Heroine”, energiche tracce neo glam dal retrogusto funesto, le liriche di Brett Anderson titillano le fantasie dei giovanissimi con riferimenti a droghe sintetiche e sesso facile, il cantato è sfacciatamente ambiguo, proprio come Bowie vent’anni prima; mentre i ricami chitarristici mai banali di Butler seducono i più maturi appassionati della sei corde. Ma a colpire è soprattutto la perfetta costruzione drammaturgica, ai limiti dello shakespeariano, di “The Wild Ones” e “New Generation”. L’articolato arpeggio per chitarra di “The Wild Ones” ci regala, forse, la miglior ballata dell’intera carriera del gruppo. Riascoltandolo oggi “Dog Man Star” è un capolavoro di pop-decadentismo, apripista per tutti quei gruppi che di lì a poco torneranno a recuperare quelle sonorità e cupezze tipiche della musica anni ’80.

Guido Carnevale

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