
Dare dei The Human League non è solo un album: è un manifesto, un’ode alla cultura pop degli anni ’80. Pubblicato nel 1981, Dare rappresenta il passaggio definitivo del pop verso un’estetica elettronica, divenendo un modello per tutto ciò che sarebbe seguito. In dieci tracce, il gruppo britannico intreccia ritmi sintetici e melodie accattivanti, creando un equilibrio tra innovazione e accessibilità.
L’album si muove tra luci e ombre, con testi enigmatici e arrangiamenti che sfruttano al massimo i sintetizzatori Roland e le drum machine, dando vita a sonorità allora inedite. “Don’t You Want Me”, la traccia simbolo, gioca con la narrativa, alternando voci maschili e femminili in un botta e risposta che esplora il fallimento e la frustrazione sentimentale, diventando immediatamente iconica.
Ma Dare non si esaurisce qui. Brani come “The Things That Dreams Are Made Of” e “Love Action (I Believe in Love)” mostrano una profonda riflessione sui desideri e le illusioni dell’epoca, raccontando la tensione tra il freddo della tecnologia e la passione umana. I The Human League riescono così a fondere sintetico e organico, parlando di alienazione ma anche di speranza. È pop, ma è anche una rivoluzione sonora: un viaggio musicale che cattura l’inquietudine e l’ottimismo di un’epoca che guardava al futuro con meraviglia e timore.
Riccardo Davoli