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Toy Boy: avvistamento di Alieni a Roma

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E va bene, è vero. Scrivo solo di gruppi che mi piacciono

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Perché ho bisogno dell’ispirazione per scrivere in modo decente, e poi evito quella fastidiosa sensazione di aver parlato male di persone che fanno musica (con tutto l’impegno che comporta) che non digerisco. Può succedere, niente di personale. Ma se, ad esempio, dovessi recensire un cantante neomelodico napoletano, come farei a “criticarlo” senza pensare al mio gusto personale? Probabilmente un vero critico musicale saprebbe come fare. Proprio per questo l’altro giorno ho adocchiato un libro che probabilmente comprerò a breve. Il titolo è “Musica di Merda” di Carl Wilson. Sottotitolo: “Parliamo d’amore e di Celine Dion, ovvero: perché pensiamo di avere gusti migliori degli altri”. Bellissimo. Per esempio c’è questo gruppo, gli Alieni, che rappresentano esattamente ciò che per me dovrebbe essere la musica alternativa: pochi virtuosismi, pochi fronzoli, pochi effetti, batteria, basso, chitarra e testi urlati. Tempi veloci e una cascata di distorsione. Loro sono in quattro, alla voce una stridula riot girl e dietro tre macchine da guerra. Garage punk, con un po’ di rock’n’roll e di acidume quanto basta per pensare agli MC5, agli Stooges e al vecchio punk, quello registrato male: quello vero. Da poco è uscito il loro esordio Toy Boy, per la Rave Up Records, e ad esser sinceri è una delle poche cose buone che l’underground romano ha sfornato negli ultimi tempi. Eppure c’è gente a cui questo mix di elementi farebbe inorridire. Perché? Si tratta di rispecchiarsi forse in qualcosa che va oltre la musica, un’estetica forse, un’ideologia, qualcosa che ci rappresenta. Potrebbe essere in effetti come quando scegliamo la nostra immagine profilo di Facebook: “Quale delle foto che ho a disposizione mi completa come persona?” (semicitazione dal film Fight Club). Tuttavia, la musica ha tante funzioni, ti accompagna nella routine, nel traffico. Se preferisci lo sporco alla precisione asettica che hanno altri stili musicali, magari è perché tocca delle corde che neanche il più grande musicista sulla faccia della terra riuscirebbe a toccare. Poi c’è il discorso dei concerti live. È per il palco che band come gli Alieni hanno motivo di esistere. È quello il luogo ideale dove conquistano i loro fan, e lo fanno attraverso l’esagerazione, lo shock, oltre che l’onestà. Il pubblico capisce, non si sente preso in giro e magari, la volta successiva, per il tragitto da casa a lavoro o all’università, decide di ascoltarsi proprio Toy Boy. Il mio consiglio come al solito è quello di tenerli sott’occhio, seguirli su Facebook, Youtube e andare a vederli dal vivo per constatare la loro potenza. Con le vostre orecchie. Sanguinando.

Marco Casciani