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WEIRD: lo splendore dopo la cecità

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Puoi cancellare qualcuno dalla tua mente, ma farlo uscire dal cuore è tutta un’altra faccenda”. Se Mi Lasci Ti Cancello (Eternal Sunshine Of The Spotless Mind) di Michel Gondry, 2004

L’estenuante e mai doma ricerca da parte del cittadino italiano medio(cre) dei fantomatici e loschi figuri che da sempre renderebbero la sua vita un riuscito esempio di Inferno in terra ha coinvolto poche volte i rappresentanti e i funzionari della classe culturale, preferendo a loro la classe politica e dirigente del paese. Riconoscendo a questi ultimi i meriti guadagnati sul campo e sulla pelle di parecchi di noi, non possiamo fare a meno di notare come spesso, anche nella azione culturale più piccola, ci siano pesanti presenze di sciatteria e mediocrità. A cominciare dalla banale traduzione del titolo di un film: “Eternal Sunshine Of The Spotless Mind” (letteralmente, “L’eterno splendore della mente senza macchia”) diventa “Se Mi Lasci Ti Cancello”. E quella che potrebbe sembrare una innocua questione linguistica nasconde un problema ben più serio: l’incapacità di capire che non chiamando le cose con il loro nome si rischia di confondere, e di non mostrare la vera natura del mondo. Uno dei più bei film sull’Amore di tutti i tempi suona così come una commedia romantica innocua, sotto tono e priva di spunti di riflessione. Il più grande dei quali rimane una semplice quanto potente verità: non si può sfuggire veramente a sé stessi e a cosa si prova, qualsiasi sia il tentativo effettuato in tal senso. Per i lunghi periodi di cecità che attraversiamo l’unica soluzione possibile è utilizzare i nostri vecchi, soliti occhi per guardare il nostro vecchio e solito mondo con una nuova ed entusiasmante luce. I Weird, gruppo romano attivo dal 2011, narrano di un lungo periodo di cecità nel loro secondo album (“A Long Period Of Blindness”, appunto) attraverso un genere che sembrava circoscritto a pochi gruppi appartenenti a un periodo ben definito (quello a cavallo tra gli anni Ottanta ed i primi anni Novanta): lo shoegaze (“fissascarpe”), termine coniato dalla stampa inglese a partire proprio dall’abitudine di suonare a capo chino, comune tra gli esponenti del genere. Ogni rapporto con il pubblico era subordinato alla musica, agli effetti, ai feedback di chitarra, alle melodie malinconiche e leggiadre, cantate sottovoce. Lo sguardo era rivolto verso sé stessi ed il proprio mondo interiore, rappresentato dalla musica distorta e dalle armonie dissonanti, attraverso il quale farsi strada con la sola voce. Non ci è dato sapere se il trio romano è mai stato cieco, nell’incedere della vita: sicuramente, ora ci vede benissimo e sa quello che vuole, quantomeno in ambito musicale. “A Long Period Of Blindness” è semplicemente bellissimo: nessun brano sbagliato o di troppo, nessuna inutile ridondanza, e la capacità di rimanere sempre nel genere riuscendo sempre a variare. La stranissima sensazione che si prova ascoltando i Weird è qualcosa che si muove tra la sicurezza e la totale assenza di essa: la sicurezza della loro solidità come gruppo capace di non far capire all’ascoltatore dove vogliono andare, di metterlo di fronte alla sua solitudine, senza però spaventarlo, ma anzi cullandolo e tenendolo invisibilmente per mano. Quello che i Weird fanno per otto tracce, in sostanza, è di azzerare la mente del pubblico, arrivando dritti al cuore. La luce dopo l’oscurità.

Flavio Talamonti