ROMA – Dopo l’inaspettato annuncio estivo, durante la presentazione del palinsesto di Romarama, ecco che il RIF- Museo delle periferie di Roma presenta il suo palinsesto. Il Teatro di Tor Bella Monaca, riaperto dopo 15 anni, ospiterà 50 lectio magistralis, happening e laboratori a partire da domenica 18 ottobre. Remo Rampino, primo ospite della rassegna e di recente vincitore del 58esimo premio Campiello con il romanzo “Vita, morte e miracoli di Bonfiglio Liborio”, in merito al progetto ha dichiarato: “Viviamo in un mondo di distonia in cui è normale la guerra, la violenza e il razzismo. Dobbiamo arrivare alla pienezza riflettendo sulla mancanza per il futuro e il modello di civiltà che si sta sviluppando. Dobbiamo rendere visibile l’invisibile.”
IL MUSEO CHE VERRÀ
L’edificio dove sarà collocato il museo attualmente non esiste e, a seguito di un accordo tra imprenditori privati e il municipio, sorgerà in via dell’Archeologia, vincolando gli imprenditori fino al termine dell’opera. In collaborazione con l’Azienda Speciale Palaexpo, di cui tra l’altro fanno già parte il palazzo delle esposizioni, Macro e Mattatoio di Testaccio, nasce l’idea di creare un polo delle culture contemporanee in borgata. Una città che si proietta nel futuro, è vero, ma in un luogo, la borgata, dove troppo spesso è diffusa l’idea per cui ogni forma di sapere d’avanguardia non possa emergere da quell’abisso spesso colorato dalla cronaca mainstream ricca, forse troppo, di luoghi comuni.
LA DIREZIONE
Alla direzione Giorgio De Finis, prende nuovamente la conduzione di un progetto promosso dall’Azienda Speciale Palaexpo, dopo l’esperienza al Macro di via Nizza che si è conclusa con più di una perplessità. “Il direttore senza bando” criticava aspramente Artribune, secondo cui la conduzione del museo sembrava più una raccomandazione tra “compagni di scuola” garantita da una amicizia piuttosto che da un concorso pubblico. È vero anche che Giorgio de Finis con il Macro Asilo è riuscito, seppur al minimo storico del museo, a dare vita a tavole rotonde tra artisti e pubblico, incontri ed intrecci di esperienze inter generazionali, riuscendo così a produrre più dell’auspicato viste le lacune finanziare dello spazio espositivo. Il Macro Asilo ha trasformato lo spazio del museo in un vero e proprio cantiere dell’arte e, ora con il museo delle Periferie di Roma, sembra voler continuare sulla stessa intuizione.
IL RIF
L’idea del Rif, è quella di un luogo pubblico di produzione di sapere che possa proporre nuovi modelli di incontro tra diverse discipline, di convergenza fra sperimentazione e ricerca artistica e scientifica, ovvero centro propulsore di una attività pedagogica e formativa aperta alle richieste di cultura da parte dei diversi pubblici. Un centro studi internazionale che affronti il tema delle periferie, nell’ambito più ampio dell’analisi del fenomeno urbano su scala globale. La missione è di approfondire la conoscenza delle metropoli del terzo millennio, ma soprattutto immaginare e realizzare, tramite pratiche artistiche e relazionali, una metropoli più equa, partecipata ed inclusiva, lavorando sul territorio e promuovendo progetti artistici che mettano in correlazione le differenti realtà culturali della polis. Estendere la cultura oltre i confini della “urbe antica” recisa, un tempo ormai lontano, dal vecchio limes, secondo cui la vita al di la delle mura è come un virus da cui prendere le distanze e cha ancora oggi sembra essere limitante, oggi bisogna cogliere l’attimo e ripensare alla città del futuro in maniera concreta e partecipativa per dire finalmente “Roma città Aperta”.
Riccardo Davoli