
ROMA – Dal 4 al 9 novembre il Teatro India di Roma ospita “Vacanze di guerra”, testo del drammaturgo spagnolo Ignasi García Barba, tra gli autori più stimati del panorama teatrale contemporaneo e allievo di José Sanchis Sinisterra e Juan Mayorga. Con la regia di Ferdinando Ceriani, lo spettacolo propone uno sguardo ironico, spiazzante e tragico sul fenomeno del cosiddetto “turismo di guerra”, in cui la curiosità morbosa si intreccia con la perdita di empatia verso la sofferenza.
L’opera rompe costantemente la quarta parete, creando uno spazio teatrale in cui spettatori e personaggi si confondono, invitati a prendere parte a un’esperienza tanto assurda quanto disturbante. L’azione si svolge in un contesto in cui il viaggio turistico diventa un’occasione per osservare da vicino la devastazione e la violenza, trasformando la tragedia in intrattenimento.
LA GUIDA BERTA E LA WAR ZONE TRAVEL
Protagonista dello spettacolo è Berta, interpretata da Valentina Martino Ghiglia, una guida turistica al servizio della fittizia agenzia War Zone Travel, specializzata in vacanze nei paesi dilaniati dai conflitti. La giornata tipo del pacchetto turistico prevede visite a campi di rifugiati con pranzo al sacco, un passaggio davanti a una fossa comune e perfino la possibilità per i partecipanti di collocare personalmente una bomba antiuomo.
Attraverso una narrazione in bilico tra la comicità e l’orrore, “Vacanze di guerra” racconta la vicenda di una madre costretta a questo lavoro per garantire un futuro ai suoi figli, mentre il marito vive nell’inerzia. Berta accompagna così i turisti — e con loro il pubblico — in un viaggio simbolico dentro la crudeltà e l’assurdità della guerra, trasformata in merce di consumo e occasione di spettacolo.
LA GUERRA COME INTRATTENIMENTO
Man mano che la storia procede, l’atmosfera si fa sempre più surreale e inquietante. Si scopre che Berta e i suoi turisti sono in realtà convocati per assistere all’azione di un cecchino, pagato dall’agenzia di viaggi, incaricato di uccidere il primo civile che gli passerà sotto tiro. Il teatro diventa così lo specchio deformante di una società che osserva la violenza come forma di svago, in un cortocircuito tra realtà e finzione.
LA RIFLESSIONE DEL REGISTA
Il regista Ferdinando Ceriani definisce lo spettacolo “non solo un atto di accusa verso una società sazia di tutto e in cerca di emozioni estreme, ma un gioco di ironia e paradosso che svela le derive più indecenti del nostro tempo”. In “Vacanze di guerra”, la risata diventa amara e corrosiva, un mezzo per denunciare la spettacolarizzazione del dolore e la perdita di umanità di una civiltà che trasforma perfino la guerra in prodotto di consumo.
Attraverso il linguaggio teatrale, la pièce invita lo spettatore a interrogarsi sui confini dell’etica e sulla responsabilità collettiva di fronte alla tragedia, restituendo un ritratto provocatorio e disturbante della contemporaneità.
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