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Il Centro Civico Polivalente di Largo Cannella verra’ demolito?

Le difficoltà di censire le realtà presenti ed il permanente stato di degrado potrebbero decretare l’abbattimento della struttura. Con quali conseguenze?


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Largo Niccolò Cannella ed il suo Centro Civico Polivalente sono, per molti aspetti, l’emblema di Spinaceto. Il suo gigantismo apparentemente inutile, lo stato di abbandono, il grigiore della struttura, ricordano il destino di un quartiere. Progettato a tavolino come una realtà modello, Spinaceto ed il suo Centro Civico sono divenuti rapidamente sinonimo di degrado, incuria, abbandono. Dai ponti del Laurentino, ai condomini di Tor Bella Monaca, si sta delineando un trend. Un’opzione non peregrina che impone opzioni drastiche, tagliate con l’accetta. O la va o la spacca. E quando non si trova altra soluzione, non resta che quella finale. Abbattere.
“La struttura era nata negli anni 70 come edificio comunale destinato ad attività commerciali, ma non fu mai aperto – ricorda Andrea Santoro, coordinatore Pd del XII Municipio – Dopo anni di degrado e di abbandono semplici cittadini, realtà associative e sindacali iniziarono ad occupare simbolicamente la struttura inserendo all’interno dei locali servizi e spazi aggregativi per il quartiere – prosegue Santoro, concludendo con un’importante precisazione – possiamo dire che è solo grazie all’impegno civico di quelle persone che la struttura è stata preservata, negli anni, dal rischio di occupazioni che lo avrebbero trasformato in luogo di degrado sociale, come la Pantanella”.

A largo Cannella, oggi ci sono 3 CAF, alcuni esercizi commerciali, una bellissima bocciofila, il Centro Sociale Auro e Marco, l’Unione Inquilini e tante altre realtà più o meno attive nel quartiere. Alcune, tutte tra quelle citate, svolgono una funzione sociale importante. Altre non si capisce come siano finite ad occupare quegli spazi. E non lo sanno neppure al Municipio, come riconosce il Presidente del Consiglio Municipale Marco Cacciotti: “Le difficoltà di gestione che incontriamo sono legate alle numerose assegnazioni di locali, per le quali il Presidente Calzetta aveva chiesto una verifica all’Assessorato al Patrimonio, e specificatamente all’Assessore Antoniozzi, poiché il Comune, e nella fattispecie il Dipartimento III, è proprietario dell’immobile” riconosce con onestà intellettuale Cacciotti, che aggiunge: “Molti locali non svolgono la loro funzione, ovvero non vi sono i soggetti assegnatari”.

Il Municipio, all’interno della struttura, ha un ufficio anagrafico, che tiene aperto mezza giornata, ed un Urban Center. Cosa sia esattamente un Urban Center non lo sa quasi nessuno dei residenti, poiché è uno spazio che, una volta realizzato ed inaugurato, non è mai entrato in funzione.
“L’Urban Center è stata una scelta ben precisa della Giunta Prestipino, nella quale ricoprivo l’incarico di Assessore all’Urbanistica e Partecipazione – ci spiega Andrea Santoro – di dotare il Municipio di un luogo dove i cittadini avrebbero potuto conoscere i progetti delle istituzioni, confrontarsi, decidere. In una parola, partecipare. Abbiamo aperto quegli uffici a gennaio 2008, con altri servizi del Comune e della Provincia dedicati al mondo del lavoro. Poi a febbraio 2008 Veltroni si è dimesso da Sindaco, e di conseguenza si è votato per il Comune ed il Municipio. Hanno vinto Alemanno e Calzetta. E quegli uffici non sono stati più aperti. Anzi, sono stati tolti addirittura due importanti servizi che funzionavano: l’INPS e la Medicina sportiva. Un capolavoro”.
Quindi, l’Urban Center, è stato creato e sfruttato per un mese. Dopodichè, negli ultimi tre anni, è rimasto chiuso. “Stiamo parlando di una realtà attivata alla fine della scorsa consiliatura. Si trattava di un progetto incentrato sull’idea di offrire uno spazio a disposizione dei cittadini – conferma il Presidente del Consiglio municipale Cacciotti – Il problema dell’attivazione dell’Urban Center è l’apertura quotidiana, poiché serve il personale dell’amministrazione per tenere aperto il centro”. Che dunque rimane chiuso.
Per quanto riguarda l’INPS, le responsabilità dell’amministrazione circoscrizionale sono relative. “Noi, a suo tempo, stipulammo una convenzione con l’INPS, scaduta un paio di anni fa – ricorda sempre Marco Cacciotti – Dopodiché abbiamo manifestato la volontà di proseguire l’esercizio, ma non c’è stata la stessa intenzione da parte dell’Ente di Previdenza Sociale”.

A ben vedere, tra un Urban Center in disuso, un punto INPS chiuso da anni, ed un Ufficio di Medicina sportiva mai aperto, ci sarebbe da porsi un paio di domande. Chi ne ha la responsabilità?
E quanti soldi sono stati spesi? “La riqualificazione dell’intera struttura è durata dal 2002 al 2004 per poi proseguire con ulteriori interventi per l’allestimento degli spazi tra il 2005 ed il 2008, che sono poi stati regolarmente assegnati dall’amministrazione comunale. L’importo complessivo stanziato dalla Giunta Veltroni – sostiene Santoro – è stato di circa un milione e mezzo di euro”.

Ricapitolando. Il precedente Sindaco stanzia un milione e mezzo di euro per riqualificare uno stabile che, si è detto, è stato salvato dalle occupazioni selvagge dal senso civico di associazioni e cittadini. Una volta terminati i lavori, la precedente amministrazione non fa in tempo ad inaugurare gli spazi, che comincia la campagna elettorale. La perde. Nel frattempo non vengono formalizzate delle regole condivise, secondo quanto dichiarano molti dei locatari, le cui testimonianze abbiamo raccolto. E questa versione coincide con quella di Cacciotti, che afferma come “alla riqualificazione doveva essere accompagnata una sorta di regolamento delle parti comuni, per la pulizia, il decoro, il controllo dell’immobile. Non è stato fatto e gli investimenti, ormai, sono vanificati”.

Ma torniamo al baillant di poltrone. Finita l’era Veltroni, comincia quella di Alemanno. Il sindaco subentrante e l’amministrazione capitolina, sembra che non conoscano il progetto e che non riescano a venire a capo di un aspetto cruciale: a chi sono stati assegnati i locali?

La morale è che oggi, da ambedue gli schieramenti, un’ipotesi si fa largo. La demolizione dello stabile. “Se non si riesce a riaprire gli uffici, allora utilizziamo uno strumento previsto dal nuovo Piano Regolatore di Roma: la demolizione e la ricostruzione” conclude Andrea Santoro. Un’ipotesi che non dispiace neppure al centro-destra. “Il mio personale pensiero è che la demolizione e la ricostruzione siano un’ipotesi da valutare attentamente – gli fa eco Cacciotti – perché può riaccendere le luci intorno a questo immobile, affinché possa tornare a svolgere una funzione nel quartiere”

Chissà cosa ne pensano i genitori dei 12 ragazzi disabili intellettivi che, a spese del centro sociale Auro e Marco, ogni sabato, da 3 anni, vengono allenati dagli “autonomi”. Saranno soddisfatti di questa possibile operazione? Oppure chissà che idea si saranno fatte le centinaia di persone che affollano la bocciofila, i CAF, la Comunità di Sant’Egidio, piuttosto che il bar o la farmacia di largo Cannella. Di sicuro sappiamo cosa ne pensa Sara che frequenta il Dams e che ogni giorno, insieme ad una dozzina di altri ragazzi, s’ incontra nei locali messi a disposizione dal Centro Sociale per preparare gli esami. “Veniamo qui a studiare perché manca un luogo pubblico dove poterlo fare. La biblioteca è chiusa da due anni, non abbiamo notizie di quale sia lo stato dei lavori e quando chiediamo che fine abbia fatto la sala studio, non ci rispondono. Invece qui ci offrono un angolo per la consultazione di libri, e poi c’è una caffetteria ed internet gratuito. Quindi è perfetto per chi, come noi, deve studiare”.

La Biblioteca di Spinaceto è stata, in effetti, inutilizzabile per un paio d’anni. La sua responsabile non rilascia dichiarazioni. E la sala studio, ad oggi, è ancora chiusa. Ci viene un timore. Non vorranno mica abbatterla e poi ricostruirla?

Fabio Grilli