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Il Festival dei Giovani Talenti. Il merito premia sempre

Si è svolto all’Eur il festival dedicato all’ingegno e alla creatività dei giovani tra i 15 e i 35 anni.
Quando il Ministro della Gioventù Giorgia Meloni, nell’estate del 2008, nominò alla guida dell’Agenzia Nazionale per i Giovani Paolo di Caro, ovvero il Vicepresidente di Azione Giovani, Giovanna Melandri dichiarò con asprezza: “È scandaloso, dimentica merito e talento”. Evidentemente si sbagliava. E chi è passato per l’Eur, tra il 17 ed il 21 novembre, non può che averne ricevuto conferma. Un quartiere intero, da Spazio Novecento in piazzale dell’Agricoltura, dove si è celebrata l’inaugurazione al palazzo dei Congressi, dove si è svolto l’evento, passando per il Palalottomatica, sede della cerimonia di chiusura. Il primo Festival dei Giovani Talenti, organizzato dal Ministero della Gioventù e dall’Agenzia Nazionale per i Giovani, non è passato inosservato. “Si chiama TNT, come una sorta di codice fiscale del talento, ma anche esplosivo come il tritolo – ha dichiarato fiera della propria creatura il Ministro Meloni – ed è proprio questo, in sostanza, il paradigma del primo Festival dei Giovani Talenti, il più grande progetto mai realizzato in Italia interamente dedicato ai giovani dai 15 ai 35 anni. Un evento che per cinque giorni trasformerà il quartiere dell’Eur, nella Capitale, in una vera e propria ‘città dei giovani’, una passerella sulla quale esibire il meglio di quel vivaio di ingegno estro e creatività tricolori che tutto il mondo invidia alla nostra nazione”.

A passeggiare all’interno degli spazi austeri del Palazzo dei Congressi, con la sua marmorea impostazione razionalista, vengono in mente molte suggestioni. La prima. Chi ha allestito questo luogo, riempiendolo di monitor d’ogni dimensione e formato, dai maxi schermi verticali di due metri, a quelli celati all’interno dei pozzetti di vetro che ne racchiudono una decina. Chi ha scelto gli arredi, di elegante matrice minimalista; chi ha trasformato ogni angolo in un luogo di scambio e presentazione. La persona, il team, la società che di questo è responsabile, deve essere tra i 200 finalisti.
Poi viene in mente un’altra suggestione. Un uomo, piccolo di statura, che burlandosi della gravità, tiene tutti con naso all’insù e fiato sospeso. E nell’immaginare Philippe Petit, il funambolo, le parole del Ministro si accordano bene, come una litania di sottofondo. Soprattutto quando si sofferma su “l’esistenza di una ‘meglio gioventù d’Italia’ troppo spesso trascurata dai mass media” cui il TNT dovrebbe “ridare piena dignità al merito, sola e unica misura possibile per il successo e la realizzazione sociale e personale, ma anche fiducia nel futuro, senso di appartenenza e di identificazione nazionale e generazionale, stimolazione del pensiero e dello spirito di iniziativa”. L’immagine di Petit si dissolve, tra i milioni di pixel luminosi di questi monitor che trasmettono le storie di duecento ragazzi, tra i 15 ed i 35 anni, che vanno ascoltate e misurate. E così scopriamo che non si tratta di una riproposizione ministeriale dei tanti talent show. Non ci sono soltanto attori, ballerini e cantanti. Non esistono vallette. Sono stati selezionati imprenditori, cuochi, fisici, matematici, ricercatori, politologi, musicisti, architetti. Ne incontro qualcuno. C’è chi vive a Milano o a Torino, ma non manca chi si è trasferito a Berkley, chi a Orlando, chi a Bruxelles, chi a New York. Sono decine di persone con storie così. “La nostra sfida è quella di una nazione capace di coniugare merito e condizioni di partenza uguali per tutti, finalmente libera dalla schiavitù dell’assistenzialismo, delle clientele, del familismo e del nepotismo” ha dichiarato soddisfatto l’altro organizzatore del festival, Paolo di Caro. Libera di essere quello che siamo. Un popolo di poeti, di artisti, di eroi, di santi, di navigatori e di trasmigratori. Forse a questo senso di appartenenza e di identificazione nazionale alludeva il Ministro Meloni quando ricordava che, il TNT e la sua carica esplosiva come il tritolo, “restituisce anche la fiducia nel futuro”. E tuttavia, considerando che siamo alla prima edizione, e soprattutto memori del fatto che l’inventore della dinamite poi, pentendosi, istituì il prestigioso premio che ne porta il nome, restiamo, anche noi, sorprendentemente “fiduciosi nel futuro”.

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Fabio Grilli