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Il negozio chiude perchè dalla Regione non arrivano i rimborsi

La storia di una imprenditrice romana costretta a chiudere il suo punto vendita

Riceviamo su lettori@urloweb.com la lettera di una nostra lettrice che racconta la storia della sua attività commerciale che purtroppo è stata costretta a chiudere.

Buongiorno,
sono la proprietaria del negozio senza glutine sito in Roma Eur, Via Elio Vittorini, 73/75. La mia attività si fonda per oltre il 90% sui rimborsi dei buoni spesa rilasciati dalla regione ai soggetti celiaci, che questi vengono a spendere nel mio punto vendita. Il punto vendita è aperto dal dicembre 2014 ed ha sempre lavorato molto senza aver mai alcun problema nei rimborsi da parte della ASL/REGIONE.

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A novembre 2017 iniziano i primi problemi con i pagamenti:  le fatture che emetto alla Regione Lazio non vengono pagate. Provo invano a contattare gli uffici della Asl e della Regione Lazio per avere spiegazioni sul perché dei ritardi, senza riuscire mai ad ottenere risposte concrete ed esaustive. Nel gennaio 2018 d’accordo con il mio legale, decido di inviare le prime diffide, alle quali tuttavia non ottengo alcuna risposta concreta.

Decido allora di recarmi di persona, ma anche in questi casi, numerosi, i funzionari della ASLRM2 si dimostrano del tutto reticenti a dar seguito alle mie richieste, lasciandomi per mesi all’oscuro circa i motivi dei ritardi nei pagamenti. Mesi dopo, mi vengono riferite irregolarità ed incongruenze, senza tuttavia fornirmi alcuna motivazione ufficiale, né tanto meno senza darmi modo di contestare formalmente le affermazioni degli uffici preposti.

Questa situazione si prolunga fino a quest’estate e purtroppo il 27/08/18 sono stata costretta a chiudere il punto vendita, licenziare 10 dipendenti e restituire i buoni spesa già consegnati ai miei clienti.

Al momento sono in debito con i fornitori di molte decine di migliaia di euro, sono stata protestata, e i tempi con cui riuscirò (di sicuro) ad ottenere dal Tribunale di Roma i decreti di ingiunzione, per quanto rapidamente mi sia mossa con i miei legali, non mi consentiranno di riaprire.

Nei mesi scorsi ho inoltre depositato denunce querele, e i PM della procura, mi riferiscono i miei avvocati, stanno indagando approfonditamente, ma anche in questo caso non si è fatto in tempo per salvare la mia attività.

Quel che è emerso di più rilevante è che la mia è l’unica attività commerciale impegnata nella vendita di prodotti senza glutine che versa in queste situazioni. Peraltro, all’Eur il mio era l’unico punto vendita ed i miei clienti stanno inviando mail e pec di protesta in quanto rimasti senza l’unico punto vendita di prodotti senza glutine nell’arco di molti chilometri. Non posso non cominciare a pensare che “forse” vi sono “altri ed ignoti” motivi dietro a questa situazione.

Grazie
Manuela Salvi

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